Nathalie Gravey

"Nata nel 1968 a Talence vicino a Bordeaux, Nathalie Gravey è entrata all'ENSAAMA di Parigi in Design con una specializzazione in ceramica. Questi studi le hanno permesso di esercitare la professione di Designer di stoviglie e di progettare oggetti realizzati con materiali diversi come vetro, metallo o plastica Creatrice di collezioni per la tavola, Nathalie Gravey porta avanti anche la ricerca nelle arti visive e più in particolare nella pittura dove esiste un'interazione tra la sua professione e la sua passione fin da bambina: tentata prima dalla pittura materica, fino al 1995 si trasferisce verso una pittura sempre più figurativa vicina all’iperrealismo. Espone regolarmente nei negozi di oggetti per la casa, e sperimenta la pubblicazione di manifesti con Pragma Visuel Nathalie Gravey disegna e dipinge dall’età di sei anni per condividere le sue sensazioni con gli altri”( …) Sto costruendo un'immagine che spero passi attraverso la pupilla di chi guarda (…) in altre parole condividere una visione. ". E la sua visione degli oggetti che lo circondano è molto personale, poetica. I suoi soggetti sono a prima vista oggetti o cose di uso quotidiano, ma guardandoli più intensamente, ci sorprendiamo di trovare in essi un aspetto molto diverso da quello che ne conoscevamo: così le verdure che questa artista dipinge hanno un sapore, un sapore odore, una materia che li rende vivi, i fiori hanno un colore e una delicatezza che ci danno l'illusione di respirarne il profumo: “(…) Osservo spesso i colori dei fiori, che sono spesso saturi come i nasturzi, i gerani. Sfumature difficilmente credibili nella loro intensità. » A volte c'è del testo sulle tele di Nathalie Gravey, come a disturbarci nella nostra percezione di ciò che è tuttavia rappresentato in modo molto chiaro: “(…) ho finito per mescolare il testo con il dipinto (…) una certa forma di umorismo o strizzatina d'occhio. I colori rafforzano, almeno spero, questa idea di convivialità. » È davvero ciò che è scritto che percepiamo o piuttosto ciò che è scritto ci aiuta a entrare ancora di più nella stranezza di questi “esseri vegetali” eppure semplici come un pomodoro o una melanzana?”