
Sans titre (Perce-Neige)
Jean-Baptiste Bernadet
Pittura - 160 x 144 x 3.5 cm Pittura - 63 x 56.7 x 1.4 inch
21.000 €
Nelle sue Ricerche filosofiche, Wittgenstein parlava della struttura del nostro pensiero come si presenta prima di una scoperta luminosa, quando rimangono, in deposito, contraddizioni ancora da risolvere. Compito di ogni ricerca creativa non è, secondo lui, risolvere e chiarire queste contraddizioni, ma dare un'idea “precisa” della situazione confusa e confusa che precede la risoluzione della contraddizione. Così, la qualità atmosferica, "chiara e confusa", dei dipinti di Jean-Baptiste Bernadet delimiterebbe uno stato liminale, questa zona fluttuante dove la contraddizione non è ancora completamente elaborata e distribuita, ma rimane nello stato di riserva. La sfocatura non illustra uno stato soggettivo (espressionista) o oggettivo (impressionista), ma esiste di per sé. In quanto “soggetto”, provoca il proprio effetto.
Qui, gli effetti ottici di sfocatura, di indeterminatezza, servono a definire un tipo di posizionamento, ambiguo e preciso allo stesso tempo, che mantiene il dipinto con un quadro di riferimenti storici, come con il nostro regime contemporaneo di immagini. Jean-Baptiste Bernadet esplora la vicinanza di forme e registri pittorici storicamente determinati, persino sovradeterminati – colorismo, paesaggismo, espressionismo, biomorfismo, impressionismo – legati a un approccio “vuoto” al suo mezzo. Il gesto acquisisce la sua conoscenza solo attraverso l'esperienza. Caratterizzata dalla sua diversità e quantità, l'opera oscilla tra opere isolate, spesso eseguite in modo rapido e approssimativo, e dipinti sviluppati secondo un principio di “gruppo” o di serie che costituiscono un investimento a lungo termine. Il principio della serie e la fissazione di protocolli tecnici strutturano così l'esercizio del caso che organizza la pratica dell'artista rapportandola a un insieme di regole entro le quali l'espressività direttiva del gesto, la corporeità eccedente della pittura gestuale si realizza “sotto controllo". La sua natura proliferante è emblematica di una generazione di pittori che hanno integrato i valori liberali dell’eccesso, per rinegoziare il valore ideale della realizzazione, del completamento e della storia psicologica inerente al loro mezzo. Ridefiniscono così la pittura in termini di tentativo, fase, soglia, fornitura, perdita.
Mettere la pittura in eccesso significa anche metterla in difetto, snaturando il rapporto che lega a priori il dipinto al suo autore in quanto “ progetto". Questo tipo di economia produttiva mira anche a costituire una “riserva” in cui ogni dipinto sia suscettibile di essere reinterpretato, rivalutato, secondo un principio di amplificazione ed esaurimento. Nel suo rapporto con il formato, Bernadet è interessato al modo in cui lo sguardo è condotto sulla tela, sconvolgendo la cronologia dell'apparenza, decentrando lo sguardo moltiplicando i punti di fuga, giocando sull'aspetto d'impatto e sul colore enfatico, il Effetto “cinemascope” dei grandi formati e loro articolazione spaziale. Il tema del paesaggio è mobilitato come simbolo generico, esaurito, sfocato, a forza di essere riprodotto, ma è anche inserito nell'eredità romantica e visionaria del genere della pittura di paesaggio. /p>
La serie delle Fughe , prodotto dall'accumulo in strati di pennellate, unisce così il movimento espansivo e aereo dei campi colorati, e il movimento intenso e sincopato della tonalità, giocando sulla tensione tra l'effetto emotivo del colore e la meccanicità del gesto. L'opera non procede per composizione ma per accumulo e copertura, ogni tocco ridefinisce la dinamica complessiva attraverso un gioco di obliterazioni e segni. La dimensione laboriosa del gesto che introduce la sua scala, riposiziona l'intenzionalità inizialmente percepita, il suo lirismo e il suo virtuosismo. Senza neutralizzarlo, tuttavia, introduce una carenza di motivo nell'atto del dipingere, essendo l'azione allo stesso tempo in eccesso e in perdita.
Return, serie di formati medi prodotti dal contatto tra due superfici, una rivestito di colore, l'altro di nero, rende leggibile il procedimento di spostamento e sovrapposizione di cui ogni pezzo è effetto. I dipinti possono così essere letti secondo una doppia griglia. Il primo è quello – metafisico e introspettivo – del paesaggio, all’interno del quale sono inseriti esplicitamente. La seconda, letterale, che non ana la prima ma si sovrappone ad essa, evidenzia la “carica” del dipinto, la meccanica della impiallacciatura e l'estrazione che ha prodotto il dipinto, con un solo gesto, giocando sul limite tra il l'intervento dell'artista e l'incidente.
Nella serie Screen, paesaggi atmosferici in colori acidi, la pittura ad olio viene applicata sulla tela in quantità molto piccole direttamente dal tubo. Il carattere saturo e fisso della pasta è modulato dal gesto ripetuto di stendere e collegare i colori sulla superficie. Il dipinto evoca un piano di sensazioni che si ricaricano a vicenda attraverso il contatto reciproco. Qui, la potenza dell'intensità luminosa e l'assenza di segni di scala evocano tanto gli effetti avvolgenti dell'immagine pubblicitaria, quanto una forma di classicismo pittorico.
Vetiver, serie di dipinti di grande formato iniziata nel 2013, e presentato oggi in una nuova variante, utilizza lo stesso principio tecnico di distensione e sintesi del colore direttamente sulla tela. Diluita all'estremo con trementina, la pittura amalgama l'effetto di esaurimento e di smarrimento con la vitalità suggerita dalla metamorfosi e dalla contaminazione dei colori tra loro. La serie prende il nome da una radice esotica utilizzata in profumeria, sotto forma di un'essenza resinosa molto densa utilizzata per creare fragranze legnose e tuberose. Suggestioni di quadri polimorfi, la sensorialità satura e declinante dei dipinti produce una sorta di narcosi cromatica, dove la pittura si esaurisce, si sminuisce, rimanendo allo stato di velo. Spesso, nei dipinti astratti di Jean-Baptiste Bernadet, la percezione ravvicinata restituisce lo splendore del dipinto, il suo scintillio, alla profondità materiale. La meccanica dei fluidi, dei luccichii, degli scintillii, la colorimetria seducente e ostentata fanno parte di una forma di destrezza presa dal flusso di immagini che satura il nostro regime visivo e sbiadisce, esaurisce la nostra acutezza percettiva. La sfocatura, allo stesso tempo investita come una rivalutazione contemporanea della pittura astratta e della nostra struttura percettiva, diventa la possibilità ultima di riconquistare uno stato di coscienza nel momento stesso della sua emergenza.
Testo di Clara Guislain< /p>
Pittura - 160 x 144 x 3.5 cm Pittura - 63 x 56.7 x 1.4 inch
21.000 €
Pittura - 140 x 126 x 3.5 cm Pittura - 55.1 x 49.6 x 1.4 inch
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