Troy Henriksen

Troy Henriksen è un artista visivo americano di origine norvegese. Il suo stile ottimista, vicino alla figurazione libera, si immerge nei sogni, riflettendo un'immaginazione nutrita di ricordi e aspirazioni. Città. Automobili. Personalità: Marylin, Rimbaud, il Toro Seduto indiano, Gandhi, James Dean, ecc. Allegorie: cuori, o queste stesse personalità che sono simboli ciascuna a modo suo. Il loro punto in comune: la brillantezza dei colori che rende la vita molto più gioiosa.

Il suo gusto per la pittura deriva dalla sua infanzia come apprendista pescatore. Sull'acqua, con i sensi in risalto, Troia ammira il cielo, il sole. Tornato sulla terraferma, vide i suoi colleghi divertirsi a dipingere sugli scafi delle barche. Divenne pescatore di lunga distanza fino all'età di ventotto anni, quando il desiderio di stabilità prese il sopravvento sull'avventura. Dopo alcune esperienze ambigue con i narcotici, Troy riscopre la vita sotto una nuova luce. Grazie a... un barattolo di vernice gialla, messo lì nel suo appartamento di Boston.

Da quel momento in poi Troy si interessò sempre più alla storia della pittura: espressionismo astratto, surrealismo, dadaismo, impressionismo, poi la generazione Beat, gli espressionisti tedeschi e il Bauhaus. Chicago, Los Angeles, New York segnano il viaggio di Troy. Lì Troia scopre la Francia. Attraverso una copia del Piccolo Principe, che gli regalò la sua amica Helen Frankenthaler e attraverso Rimbaud, la cui fotografia lo colpì per la sua somiglianza con lui. Questi incontri, tanto fortuiti quanto formativi, spinsero Troy a lasciare gli Stati Uniti per Parigi.

1998: Parigi. La Francia gli promette nuovi incontri. In particolare quella del suo futuro gallerista, Eric Landau. La sua carriera decollò quando la sua presenza permanente alla Galerie W gli permise di raggiungere un pubblico più vasto.
Le sue opere sono esposte a Parigi e in tutta la Francia, a Londra, Bruxelles e negli Stati Uniti.