Philippe Jacquard

Dipingendo fin dai primi anni Ottanta, la mia ricerca si struttura attorno a diversi "cicli" (a cui rimandano i miei titoli), alcuni dei quali nati molti anni fa: "Lettere", "Paure archiviate", "Frammenti di notti insonni" o "Terre fuggite", per esempio. Il rapporto tra materiale e supporto ha sempre alimentato la mia pratica. In questo senso, non è un'“ispirazione" che guida il mio lavoro, ma il gesto che è indotto da questa relazione. Ora dipingo esclusivamente su carta, mescolando le tecniche: guazzo, acrilico, pastello, pigmento. Le mie opere sono montate su tela o sotto vetro. Tutto il mio lavoro potrebbe essere ritrovato in questa formula, che devo ad Anne Court, "geroglifici del sogno", che traccia un legame tra le "vestigia" di scrittura presenti nelle "Lettere", in certi "Frammenti di notti bianche" o nelle "Paure archiviate", e gli spazi "utopici", sognati, suggeriti dalle "Terre fuggite", o, molto recentemente, "Le ombre sulla tavola", evocazioni allusive di oggetti, segnate dalla persistenza retinica delle opere di Morandi.