

Renaud Philippot ci porta nel suo mondo, illustrazione onnipresente del suo rapporto con gli altri e con se stesso.
Biografia
Renaud Philippot è nato nel 1970 e, se dovessimo trovargli – artisticamente – un lignaggio, si vedrebbe chiaramente come proveniente dal gruppo CoBrA, un movimento artistico nato nel 1948 che ha visto riunirsi pittori di Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam nella stessa sensibilità, da qui il nome CoBrA. Tra questi, Alechinsky, Dotremont, Appel, Jorn, Constant. La pittura è tutta la sua vita. Di mestiere non ne conosce altri, anche se ancora qualche volta si diletta nell'arte della ceramica tramandatagli dalla madre. Di grande modernità (particolarmente apprezzata dai negozi di Design), i suoi quadri sono ormai evidenti. Ma questo va vissuto nelle immagini più che nelle parole perché, come dice Renaud Philippot: "Le cose più semplici a volte sono le più complicate, ma le parole nella pittura non contano". Renaud Philippot sembra voler sia scomparire che esistere. Andare verso la disincarnazione più che verso l'incarnazione, come a voler lasciare un'impronta più emotiva che materiale, un segno più duraturo di quello di una vita. E da quest'uomo disincarnato emerge la traccia di un essere che abita tele dove l'autoritratto, a volte isolato, a volte moltiplicato, clonato, impone una presenza muta che talvolta tende all'astrazione. Astrarre te stesso, non estrarti. Includi te stesso, non escluderti. Mettersi ai margini del mondo per vivere nella rete, sì, ma avvolgendosi in un tessuto di colori vibranti, vivi, caldi, rassicuranti, rubati al Sud e alla culla Montpellier che ha portato con sé, migrando alla terra bretone, un pezzo di cielo, sole, ritmo e calore che ci restituisce attraverso i dipinti.
Nationalità
Categorie
Movimenti artistici