

Biografia
Mathilde Anclin è nata a Metz nel 1975. Laureata in Arti Plastiche all'Università della Sorbona, Parigi 1, Mathilde Anclin conserva il gusto di lavorare sulle qualità della materia, creando texture, in micro, in macro. La sua infanzia, segnata da un'educazione che l'ha isolata dalle sue sensazioni ed emozioni, la porta oggi a riscoprire se stessa attraverso pratiche vicine al corpo come la danza e le pratiche somatiche. È nelle Cévennes che esplora altri spazi, combinando movimento, disegno e natura.
Il suo approccio
“Mi muovo, pratico la Contact Improvisation Dance, oppure osservo i ballerini, poi disegno. La mia scoperta della danza e del Body Mind Centering mi ha nutrito nella riscoperta del mio corpo, mi ha aiutato a sentirlo. Oggi mi ispiro ovviamente a queste sensazioni, sentimenti, emozioni, questi movimenti interiori che scopro in me, a contatto con la natura, e a contatto con il movimento esterno, in particolare quello della spirale, che anima il mondo, l'essere vivente e che vedo ovunque. Disegno ciò che sento, creo a partire da un'emozione e non da un desiderio figurativo o narrativo.
La sua ricerca: Vivere, sentire e trasmettere, attraverso il disegno, il movimento.
Come rappresentare e far sentire il movimento, il susseguirsi di momenti e forme, quando il disegno è finito, congelato nel tempo e nella sua forma?
“Utilizzo il bianco e nero, come valore luminoso e non come colore Una linea può quindi rappresentare sia il contorno di un volto che quello di una mano. I colori impongono una lettura, e quello che spero è che ognuno possa scegliere cosa vuole sentire e come vuole interpretarne le caratteristiche, dov'è l'interno, dov'è l'esterno.
Spesso è anche per questo che i miei disegni non hanno senso, possiamo guardarli come vogliamo. Quando dai un disegno a qualcuno, la persona per prima cosa metterà il foglio nella direzione “giusta”. Quando qualcuno prende uno dei miei disegni, lo gira e rigira e sceglie come vuole vederlo.
C'è movimento e scelta, l'osservatore diventa attore, ed è quello che cerco.
Per questo gioco anche sul micro e sul macro: lo spettatore, scegliendo a quale distanza vuole guardarlo, deve iniziare a muoversi. Fa il doppio movimento, esterno e poi interno, di posizionarsi e quello di scegliere ciò che vuole vedere. »
L'opera diventa interattiva e l'osservatore co-creatore con l'artista.
“Da lì ho iniziato a disegnare quello che sentivo, disegnando texture, sensazioni emotive, e sempre in bianco e nero, su grandi formati. Ho imparato a creare da un'emozione
e non da un desiderio figurativo o narrativo”. Come guardare il disegno, come interpretare i neri, i bianchi, il significato del disegno, la sua intenzione: far vivere questo movimento per l'osservatore rendendolo attore della sua osservazione.
Voglio fare dell'osservatore un attore, metterlo in movimento attraverso la sua scelta. Disegnare una persona che piange non mi sembra più significativo che disegnare onde o linee tese, che possono entrambe esprimere tristezza, ad esempio. Per anni, da bambino, a causa della mia educazione, le mie sensazioni sono state atrofizzate, negate, le mie emozioni annientate.
Avevo un po' paura di mostrare chiaramente corpi e sessi intrecciati, forse per modestia, paura di scioccare e così ho optato per motivi floreali e modi più suggestivi di rappresentare l'intervistato.
Nationalità
Categorie