Josepha ha iniziato la sua carriera come stilista, il che indica in lei l'irresistibile bisogno di esprimere tutta la femminilità e tutta la sensualità che la abita, oh tantissimo!
Si passa così dal cuoio scolpito alla pietra, alla terra e al bronzo. Se dovessimo scegliergli un padrino, sarebbe inevitabilmente Degas. Nelle sue sculture c'è tutta la grazia, tutta la leggerezza, la finezza e la vita dei suoi ballerini. Il naso sempre puntato in aria, i capelli scompigliati dal vento, la gonna che si arrotola quanto basta per solleticare, la flessibilità del corpo che fa da mimo, tutto è lì per dare vita a queste donnine dispettose.
Nessuno di loro è fisso in un atteggiamento “in posa”, tutti sono lì, colti sul posto e pronti a muoversi. Camminano con passo leggero e danzante, rimangono un attimo pensierosi, offrendo il viso ai raggi del sole, oppure giocano teneramente con il loro bambino. Non queste maternità pesanti e pompose, ma giovani madri piene di vita e di amore, che cullano il loro bambino.
Josepha ha catturato tutti gli atteggiamenti dell'esistenza felice per animare le sue sculture e, combinando il vetro con il bronzo, ci offre giovani bellezze, a cavalcioni di vecchi ceppi nodosi o dondolandosi su una scarpoletta improvvisata in vecchio legno intrecciato.
Anche la patina dei suoi bronzi merita attenzione, perché contribuisce a questo soffio di vita: i corpi hanno sfumature di verde bluastro o pelle dorata, ma gli abiti e le gonne vorticano dei loro stessi colori. Non contenta di scolpire, Josepha dipinge, ad olio o acrilico, tele anch'esse traboccanti di femminilità, dove troviamo la donna, un manichino dalla vita di vespa, flessibile come una vite, vestita con abiti stravaganti, un vero sogno di sarta. Queste principesse delle fiabe, vestite per feste misteriose, hanno una strana somiglianza con le loro amiche di bronzo...
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