Florence Boré

Florence Boré è nata a Lille nel 1961 nel mondo dei libri e della bibliofilia. Studi all'UCAD, Union Centrale des Arts Décoratifs de Paris dal 1981 al 1985. Rilegatura, Doratura, Decorazione di libri. Scuola Superiore di Arti Applicate Estienne dal 1983 al 1985 per tecniche di stampa e doratura.

Lavoro con la pelle. Il Marocco, lo shagreen, il bosso, la lucertola, il coccodrillo...

Dal mio passato di rilegatore ho spesso pensato che sarebbe stato interessante trasporre le tecniche di rilegatura in pittura. La mia ricerca si è quindi concentrata su un'integrazione significativa della materia nel dipinto per una resa omogenea e distinguibile.

Con il movimento dadaista è apparsa l'integrazione di materiali esterni, oggetti della realtà. Il collage fa spesso parte di un approccio popolare e politico in cui la tecnica è secondaria.

Mi identificherei con Max Ernst, una figura emblematica del surrealismo e del dadaismo,  alla costante ricerca di nuove tecniche e che cancella le tracce della creazione a favore dell'illusione.

"Se sono le piume a formare il piumaggio, non è la colla a creare il collage."  (Max Ernst)

Includere materiali come la pelle nelle venature, l'intarsio del legno, lo shagreen, in un approccio innovativo è a priori poco o per niente esplorato.

Le mie tecniche che accompagnano il lavoro permettetemi un nuovo campo, per andare oltre un universo classico.

La pelle evoca i nostri sensi, vista, olfatto, tatto.

Desidero presentare un lavoro in cui l'emozione, la percezione di l'immagine è velata, rivelata. Ai messaggi troppo evidenti preferisco un percorso di sguardo e pensiero.

Sensibile alle vibrazioni del colore che di per sé ha un grande potere evocativo, alla dinamica di una linea, alle risonanze di una curva e il mormorio della pelle,

È questo tutto che guida la mia mano...

- Florence Boré

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“Giochi con le skin”

Per prima cosa l'occhio disattento coglie i ritagli di forme in panorami accattivanti. Cosa percepisce esattamente? Aree piatte di pelle incastonate nella fluidità della pittura, un je ne sais quoi riproposto nello spazio del dipinto. L’essenziale è ancora invisibile agli occhi. Poi, con il loro stile unico, i dipinti di Florence Boré intimano l'approccio a noi: il gioco con i materiali – pelle, legno, tessuti – inventa una grana, una consistenza, una sensualità che conferisce a tutte queste composizioni l'aspetto di pelli da sfogliare. Il visivo e il tattile si amano, il colore dell'ora muove le linee, scava la tela, disegna nuovi territori.

Florence incolla, assembla, stria, tinge e dipinge, il trompe l'oeil e il automatismi del vedere. “L'uso ci nasconde il vero volto delle cose” scriveva Montaigne.

“Perché ti disperdi continuamente? » ci chiediamo spesso tra chi ci sta vicino. Questo perché Florence Boré ha una felice dispersione; alle strade già pronte preferisce i sentieri laterali; nello spazio del dipinto ritaglia il suo cammino, la mano sogna, il gesto sperimenta, muse, scherza, ritorna sui suoi passi, si perde, per ritrovare ciò che istintivamente cercava. Niente di fisso. Mai. Florence Boré ha questo gusto per il casuale che anima la materia.

Comporre è una vera e propria arte: allo stesso tempo lasciare che gli eventi accadano, cedendo alle esigenze dei materiali e del tempo, ma anche assemblare, disporre, vestire la superficie del dipinto senza che risulti artificiosa, sempre libera dai movimenti, sempre plastica. Quando capita che le pelli scompaiano sotto gli inchiostri e la vernice, allora abbiamo questa strana sensazione di dipinti che potrebbero essere continuamente ricominciati, la materia che diventa a sua volta il supporto di una composizione a venire, strane croste terrestri soggette a placche tettoniche.

- Eli Flory