"Come in un mosaico, Michaelis si sente e si comprende meglio quando una miriade di tessere ci offre il quadro generale di un mondo in tumulto che lui vuole farci vedere. Così Michaelis, in “Paris la night", una mostra di 45 dipinti, ci invita nei meandri dei labirinti eleganti o ombrosi, popolari o mondani di questa Parigi degli "anni Sessanta" che vibra di notte, sia nei teatri, nelle strade o nei locali notturni in cui si mangia, si beve lì, balliamo lì, siamo lì per vedere ed essere visti, per incontrare persone o semplicemente per goderci la vita nella città delle luci del dopoguerra che sta fiorendo in "Paris La Nuit" di Michaelis, non importa il luogo , tutto è un po' nebbioso agli occhi dei nottambuli impenitenti, il gioco consiste nel divertirsi a tutti i costi, nell'ubriacarsi di vita. E dal 1964. , è “Paris Fiesta” I e II e “Fiesta High”. .
Ci vestiamo per ostentare la nostra ricchezza, o la generosità del nostro amante, o semplicemente perché quella sera fa molto freddo, come nei suoi tre dipinti del 1968, “Donna con visone nero, Signora con visone nero”. I locali notturni o le discoteche si riempiono di fumo e l'alcol induce i parigini in un languido malumore con "Night-Club" I e II del 1966. I "Maîtres d'hôtel" del 1968, eleganti pinguini, ritmano con i loro colori bianco e nero veste le folle variegate e irsute, “La Belle Blonde, La bomba bionda”, “Lady à la cape rouge, Signora dal mantello rosso” “Donna in arancione, Signora che indossa un vestito arancione”, “La cameriera du Buffet, Cameriera”.
Nei casinò più o meno clandestini giochiamo, ci misuriamo, vinciamo, perdiamo, ci divertiamo a spaventarci, ci roviniamo, piangiamo, ridiamo, non importa, ci stupiamo, viviamo tremando , “Casino Flirt, Au Casino”. Si balla Lento nelle bische, le sale da gioco clandestine del 1966, ed è “Ballerina in arancione, Ballerina in arancione”, “Ballerina in giallo, Ballerina in giallo”, “Ballerine al Casinò Ballerine”. Balliamo lì comunque quando ci prende l'ubriachezza, balliamo il bebop, il rock ma anche questa danza di moda anche se oggi dimenticata, ma il cui ritornello popolare risuona ancora nelle nostre teste, e Michaelis ci propone tre esilaranti dipinti del 1966 “Dancing the Kazatchok”.
Nei teatri è un altro mondo quello che Michaelis ci offre, i colori della sua tavolozza sono neri, rossi, arancioni che fanno eco ai toni delle pareti, delle poltrone vellutate e del sipario rosso che si alza sugli attori del teatro della vita che si svolge sul palco e anche tra gli spettatori. Ci precipitiamo lì, aspettiamo febbrilmente per acquistare il nostro biglietto in “Coda al teatro, File del teatro” e “Attesa alla linea del teatro notturno di Parigi”. Nonostante il calare della notte, vediamo anche i bambini “Mère Enfant Mother Child”. Ci riuniamo attorno al bar durante l'intervallo, nel foyer, questo ci permette di riconoscerci, o magari di incontrarci lì, e commentiamo, diamo le nostre impressioni favorevoli o manifestiamo la nostra disapprovazione per ciò che accade sul palco, facciamo o distruggiamo fama, e Michaelis dipinge e raffigura per noi in una serie di dieci quadri questo piccolo mondo della notte che rifà il mondo con i suoi quadri dai toni caldi, come “Al teatro” “Au foyer du Théâtre Paris Night Theatre” “A il bar del teatro, il bar del teatro”, il “Théâtre l'entracte Theatre Intermission”. Lì beviamo bollicine trasparenti nel 1966 “Boire du champagne Champagne Drinking”.
Mangiamo lì anche di passaggio e, nonostante il freddo, il venditore di frittelle è sempre lì, paziente, ad aspettarci, illustrando questi momenti di furtivi piaceri gastronomici in tre opere dipinte nel 1966: “Mercante di crêpe, Venditore di frittelle” I , II , III dipinto nel 1966. Fuori, gli innamorati prendono l'aria sulle rive della Senna e Parigi diventa improvvisamente luminosa. Siamo già nel 1971 e Michaelis sta dipingendo i “Quais de Seine Sulle rive della Senna. » Come fece nel 1963 con “Le Baiser, les Amoureux de la Tour Eiffel, The Kiss, Tour Eiffel Tower Lovers”. Quando la notte è tarda, è ora di lasciare con rammarico anche questi luoghi di oblio e di piacere, e Michaelis dipinge per noi “Uscita dal Night-Club Exit” ovvero “Uscita dal club Il carretto dell'ubriachezza” e “Il Minibus” che ci porta nella notte.
E questa “Parigi di notte” di Michaelis lascerà presto il posto alla “Parigi bianca” dei suoi pallidi mattini, che egli osserva sempre, pur essendo spettatore e attore in questo universo vibrante e gioioso.
- Lise Cormery, Jochen Michaelis, “L'arte della scuola parigina del dopoguerra”, Edizioni Michelangelo, Parigi.
Leggi di più