Alain Vintenon

Dopo il diploma di maturità in arti plastiche, ha iniziato gli studi presso l'Università della Provenza ad Aix-en-Provence nel dipartimento di Arti plastiche. Ha conseguito il CAPES nel 1978 e ha insegnato al college fino al suo pensionamento nel 2016. Durante questi anni ha praticato la pittura, lavorando su vari temi.

Da diversi anni lavora principalmente sulla forma della pala d'altare con o senza ante. Provenienti dalle mitologie greche o latine, bibliche o evangeliche, artistiche o quotidiane, le storie che racconta si inseriscono in questa forma derivata dall'arte sacra.

Dalle iconostasi alle pale d'altare, le liturgie hanno molto spesso utilizzato la forza esegetica dell'immagine per far sì che i testi, le parole, i gesti dicessero più di quanto potrebbero dire, più di ciò che è percepibile in questo momento. Le pale che “decoravano” gli altari di chiese e cappelle, per la loro composizione in più immagini (immagine principale, immagini delle ante mobili, immagini delle predelle, talvolta sculture) mostravano un racconto, lineare alla base, di cui molteplici collegamenti (forme, colori, iconografia) ne hanno gradualmente svelato il significato e la rigidità temporale e/o spaziale.

Le sue pale d'altare sono costruite su queste basi, sono una meditazione sul nostro mondo, sulla sua storia e le sue storie, sull'immagine che ne abbiamo e che diamo a noi stessi, su ciò che ci viene instillato dai modelli di pensiero dominanti. Né rifiuto ostinato né beata approvazione, sono uno sguardo critico sul mondo che ci fa a sua immagine, che facciamo a nostra immagine, sulle sue (auto-)rappresentazioni, sulle sacralizzazioni sviluppate dai potenti cliché iconografici utilizzati come strumenti principali per dare forma ai nostri pensieri, ai nostri desideri, alla nostra visione.

C'è una confusione nell'ordine e un'assenza di parole affinché lo spettatore possa comporre la propria storia che non è necessariamente quella dell'artista. Gli piace che lo spettatore zigzaghi da un pezzo dell'opera all'altro per creare il proprio viaggio. Il suo scopo non è sfumare i confini, ma proporne diversi. Dalla sua storia nascono diversi modi di raccontare una storia, tutti sullo stesso schema.