Christian Guy

Christian Guy (1948-2006) Ai confini della realtà, tra pop art e iperrealismo, Christian Guy esprime i momenti salienti del suo tempo. Nato a Lione il 29 febbraio 1948, ha già avuto al suo attivo, da feto, la vittoria nel raid motonavale Marsiglia-Cannes, nel luglio 1947. Appena percepisce l'utilità delle sue mani disegna, dipinge , lui scrive. All'età di 11 anni crea la sua prima serie di dipinti in feltro su pannello rigido laccato / La Corrida. Nello stesso anno acquistò un televisore. L'anno è il 1959. Il riquadro delle immagini lo proietta in una nuova società della comunicazione. Dopo aver visitato tutte le “fiere della crosta”, ha studiato belle arti alla Kunstgewerbeschule (de) di Zurigo (Svizzera). Il suo obiettivo è liberarsi dalla pittura ufficiale e dalle tecniche tradizionali. I suoi maestri includono Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, George Segal, James Rosenquist e Andy Warhol. Imbevuto del loro spirito da designer, tornò in Francia e si stabilì a Parigi. Publicis, Dupuis-Compton e Publi-Service fungono da trampolino di lancio ma anche da rivelatore. Decisamente inadatto alla società dei consumi e ai suoi eccessi: “L’arte del peeling alla banana e della masturbazione verbale mi rende resistente a qualsiasi struttura capitalistica tradizionale. » È stato Pierre Barret a dare nuovo slancio alla sua carriera affidandogli l'impaginazione di Moto Journal. A tempo pieno fino al 1977, poi due settimane su quattro fino al 1986, questo accordo professionale gli lasciava quindici giorni di pittura al mese. Incontra poi la lacca gliceroftalica meglio conosciuta con il marchio Ripolin. Procreazione su cataste di legno stratificate come mummie, in un flusso rinoceronte di pigmenti e ciuffi di pennello senza opaco, in un sottile e triangolare equilibrio di colori.