

Francia
• 1938
Biografia
Nato a Strasburgo nel 1938, François Bruetschy è cresciuto a Mulhouse. Vive a La Garde Adhémar, nella poetica Val des Nymphes, un'oasi di freschezza, non lontano da Montélimar. Lì frequentò la Scuola Comunale di Belle Arti. Nel 1958 si reca a Parigi per perfezionare la sua arte, in particolare all'Atelier de la Grande Chaumière. Nel 1959 fu ammesso all'Ecole Nationale Supérieure des Métiers d'Art, nella sezione tecnica dell'edilizia e della decorazione d'interni. Vi rimase fino al 1962. Dal 1963 al 1992 lavorò presso uno studio di architettura.
François Bruetschy, dalle sue origini alsaziane, dove si è soprattutto grafici, dapprima pratica il disegno, si piega alla sua disciplina e acquisisce il gusto della forma. Il dominio del colore sarà da conquistare. È interessante notare che la mania del colore derivava dalla sua inclinazione per la musica: world music, jazz, classica... Ma quando iniziò una nuova tela, "fu nel silenzio più completo. Fu solo dopo un po' di tempo che lavoro, metto musica... È molto interessante ascoltare il silenzio, è un lusso."
Il passaggio dal figurativo al non figurativo è avvenuto attraverso il collage, una significativa consapevolezza della struttura. All'inizio, segnato dalla sua professione di architetto di cui denunciava gli errori, era la rabbia quella che esprimeva nei suoi dipinti. "...Ho costruito palazzi ed case popolari e non ero entusiasta del sistema e dei suoi errori costruttivi. Quando ero, all'inizio, davanti ai miei quadri, esprimevo il nervosismo, il mio urlo!"
Poi c'è la pacificazione. François Bruetschy crea il proprio linguaggio "in questa libertà di ricerca, nella perfezione estetica", un linguaggio fatto di paesaggi astratti, poetici, frammentati. "I miei dipinti sono concepiti come territori in cui propongo una circolazione". Oggi più che mai la pittura di François Bruetschy è una pittura intellettuale che, però, coinvolge più la speranza che la conoscenza.
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François Bruetschy, dalle sue origini alsaziane, dove si è soprattutto grafici, dapprima pratica il disegno, si piega alla sua disciplina e acquisisce il gusto della forma. Il dominio del colore sarà da conquistare. È interessante notare che la mania del colore derivava dalla sua inclinazione per la musica: world music, jazz, classica... Ma quando iniziò una nuova tela, "fu nel silenzio più completo. Fu solo dopo un po' di tempo che lavoro, metto musica... È molto interessante ascoltare il silenzio, è un lusso."
Il passaggio dal figurativo al non figurativo è avvenuto attraverso il collage, una significativa consapevolezza della struttura. All'inizio, segnato dalla sua professione di architetto di cui denunciava gli errori, era la rabbia quella che esprimeva nei suoi dipinti. "...Ho costruito palazzi ed case popolari e non ero entusiasta del sistema e dei suoi errori costruttivi. Quando ero, all'inizio, davanti ai miei quadri, esprimevo il nervosismo, il mio urlo!"
Poi c'è la pacificazione. François Bruetschy crea il proprio linguaggio "in questa libertà di ricerca, nella perfezione estetica", un linguaggio fatto di paesaggi astratti, poetici, frammentati. "I miei dipinti sono concepiti come territori in cui propongo una circolazione". Oggi più che mai la pittura di François Bruetschy è una pittura intellettuale che, però, coinvolge più la speranza che la conoscenza.
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