Luc Médrinal

Luc Médrinal è nato a Le Havre nel 1966. Scoprì la fotografia all'età di 12 anni e rimase subito affascinato dalla magia del laboratorio, dove trascorreva ore a scoprire le sottigliezze della stampa. I suoi anni di apprendimento si sono svolti attraverso incontri affiancati a studi di orticoltura e paesaggistica.

Traendo una risorsa essenziale dalla natura, si impegna in un lavoro che tenta di rendere accettabile l'energia di luoghi definiti da specificità ostili. Terre bruciate, paesaggi industriali, foreste abbattute, la natura in ciò che l'uomo ne fa. Utilizza la pellicola come mezzo di lavoro, ma beneficia anche delle innovazioni della tecnologia digitale.

Il suo spiccato gusto per la sperimentazione lo spinge continuamente oltre nel suo campo di indagine tecnico e sensibile. Corsi di formazione completano e aprono regolarmente la sua ricerca, come quella svolta con l'incisore e fotografo danese Henrik Boegh, sulle tecniche di fotoincisione dei fotopolimeri, o quella svolta con il rilegatore spagnolo Luis Barrios, sul libro d'artista.

Il suo lavoro fotografico si basa sul rapporto intimo che ha con la natura, e sul modo in cui si posiziona non davanti al paesaggio ma in esso. Si tratta del paesaggio percepito e sentito con tutto il corpo, diventa un'estensione di ciò che è, e ciò che è si trasforma in un'estensione di ciò che guarda.

Il paesaggio può essere imponente, ostile, solidale o rassicurante. Tutto dipende da come ti avvicini. Prende allora la forma di una visione fugace ed evanescente, di frammenti, trame, immagini furtive, che si rivelano in spazi sensibili.

Lontano da ogni forma di esotismo, Luc Médrinal fotografa ciò che gli è vicino. In questo approccio intuitivo cerca la traccia, l'indice della presenza, lo spirito del luogo, per renderli leggibili e accettabili. Il fotografo cerca di dare una visione personale e intima. Non si tratta di rappresentare ma piuttosto di evocare, interrogare ed esplorare. L'occhio non si ferma su nulla ma assorbe l'essenziale, è una collaborazione con l'inconscio, l'ossessione di guardare per vedere oltre le apparenze.

Le tecniche utilizzate dal fotografo gli consentono una nuova traduzione dell'arredamento, attribuendo importanza alla resa e all'unità poetica di ogni immagine. Rimane legato all'uso del negativo, alla sua specificità e agli interventi sperimentali che può effettuare in fase di ripresa e in laboratorio. Questi tradizionali processi fotografici, prevalentemente in bianco e nero, combinati con nuovi processi di incisione atossici offrono un'ampia gamma di possibili traduzioni e un vasto campo di ricerca sperimentale.

L'incidente è spesso il benvenuto e ogni immagine insegna a quella successiva.