François Farouk

Come molti altri, il pittore François Farouk ha fatto per primo delle scelte professionali motivate dalla ragione. Scelte che spesso ci distraggono dalle nostre aspirazioni più profonde, e che poi ci appaiono in seguito prive di significato.

Fu così al termine degli studi universitari in economia che un dono cambiò le cose: scoprì poi la pittura, che praticò a lungo sporadicamente, sperimentando alcune fantasie surrealiste. Il mondo dell'arte restava allora ai suoi occhi un universo impenetrabile.

Poi si è avvicinato passo dopo passo, esplorando il campo della fotografia da dilettante, per poi scoprire il mondo del colore dopo una prima riconversione professionale al mestiere di decoratore d'interni. Un temporaneo aggiustamento in un percorso professionale talvolta caotico, che lo condurrà poi, attraverso vicende personali, verso il 'mestiere' di pittore.

Inizialmente influenzato da Salvador Dalì e dai suoi universi fantasmagorici, fu dopo aver scoperto la potenza sprigionata dai ritratti di Yan Pei-Ming che si rivolse alle inesauribili risorse della figura umana.

Quest'ultimo costituisce ai suoi occhi una miniera d'oro, sia per esplorare un universo fatto di deliri ottici, sia per sondare nei suoi ritratti un tema a lui caro: l'inconscio.

'Catturare' questo inconscio, far emergere ciò che non possiamo vedere, mostrare ciò che non possiamo mostrare, questo è il percorso che sta esplorando oggi.

A tal fine utilizza tutti i mezzi a sua disposizione: colore, cornici, vernici, processi grafici... Sono lì per servire l'immagine e sono poi parte integrante del suo lavoro, sia a monte che a valle.

La prima idea è quella di sorprendere lo spettatore, di fare appello alla sua immaginazione creando una reale interazione tra lui e l'opera...