Dominique Rayou ha iniziato a scolpire come artista autodidatta negli anni '80, scoprendo il lavoro di un parente. Da allora non si è più fermato, alternando scultura su legno, bronzi e marmi, con una predilezione per l'intaglio diretto che procede per asportazione della materia, vieta o quasi ogni correzione e richiede grandissima concentrazione. Dominique Rayou è particolarmente affezionata al marmo, la pietra metamorfica per eccellenza: come ogni minerale, e forse più di ogni altro, il marmo non è neutro, bisogna comprenderne la natura, tenendo conto delle sue venature, del suo colore, delle sue fragilità. Esiste quindi un rapporto paritario tra la materia, l'artista e il suo concetto, come una serie di continui e reciproci apporti tra loro, a cui si aggiunge ovviamente la parte di esperienza acquisita, il “mestiere”. La tecnica resta quindi una delle componenti dell'atto creativo, non è mai fine a se stessa e restare in armonia con la materia vieta ogni tentazione performativa. Allo stesso modo, per Dominique Rayou, il concetto non deve mai essere troppo dominante, come talvolta può essere nell’arte d’avanguardia. Le sculture di Dominique Rayou illustrano una doppia esigenza e una considerazione dell'umano e dell'astratto, del visibile e dell'invisibile, della presenza effettiva ed emotiva e allo stesso tempo una riflessione su ciò che ci è ancora sconosciuto. Il tema del corpo umano viene privilegiato, non nella sua interezza, ma concentrando la realizzazione su rappresentazioni parziali: mani, braccia e soprattutto busti, isolati o in coppia. La figurazione stessa è associata a forme geometriche che in qualche modo materializzano le proiezioni mentali dell'artista. Il suo lavoro si unisce quindi in modo abbastanza naturale alle nostre preoccupazioni e riflette, attraverso la ricerca dell'armonia nelle forme e delle proporzioni e una frammentazione più astratta, l'attenzione dell'artista alla nostra condizione umana, alle nostre emozioni tanto quanto alle nostre aspirazioni.
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