

Biografia
Ti guardo perché non mi vedi.
È straziante. È la prigione di qualcosa che non va.
Poi c’è l’idea inconscia e ossessiva di dirlo, di esprimere questa emozione rodente. È un lavoro faticoso di ricerca, osservazione, attesa e pazienza. La linea è la materializzazione di questa parola nascosta e sacra, sepolta in me. La linea è la mia liberazione, è la parola che non pronuncio, mi autorizza ad esprimermi, è la mia legittimità e la mia guida verso la comprensione della mia esistenza.
La pittura non è una passione, è uno stato di emergenza e sopravvivenza, è un equilibrio emotivo.
Pertanto, ho orientato naturalmente la mia creazione verso il ritratto e la figura umana. Anche al di fuori del mio lavoro ho bisogno di leggere e nutrirmi di altre influenze e sentire ciò che emerge emotivamente, cerco l'espressività del tratto, dello sguardo, della postura e della parola che si avvicini il più possibile all'uomo e ai suoi abissi.
Così dipingo le mie paure, le mie sofferenze ma anche quelle che vedo e percepisco negli altri, i loro volti, le loro posture, le loro atmosfere.
Mi fa male, ogni giorno, osservare l'orrore della società contemporanea in cui vivo. Non capisco lei, né il suo conformismo, né la sua immobilità e non mi riconosco in essa. Eppure devo conviverci, adattarmi, quindi piango in silenzio e dipingo.
Questo grido è la mia parola inconscia e sacra. È un grido di impotenza, è un grido che si riconosce nell'abbandono e nell'esilio, nella perdita dell'amore e nei legami spezzati. È freddo, silenzioso e crudele, racconta il vuoto della persona amata e la perdita dell'identità.
È una chiamata. Questo grido è anche la mia rinascita, la mia speranza, la mia forza, la mia resilienza. Cerco verità come tanti volti e identità che mi mancano in una società priva di connessioni.
Delfina Aliens




La berceuse au lapin gris
Delphine Alliens
Pittura - 116 x 89 x 2 cm Pittura - 45.7 x 35 x 0.8 inch
Venduto