

Biografia
Nato nel 1977 a San Benedetto del Tronto, Andrea Capecci è sempre stato attivo nel mondo artistico in varie sfaccettature, dalla moda alla performance alla pittura. I dipinti di Andrea Capecci nascono dall'esigenza di trasporre il brillante campo della moda in espressione artistica.
Numerose sono state le incursioni nell'arte di rinomati stilisti, che hanno arricchito i propri marchi traendo ispirazione dalla rappresentazione di celebri opere delle avanguardie storiche. Da Mondrian a Fontana, da Burri a Bonalumi, l'arte è stata portata come uno standard che potesse giustificare l'essere contemporanei e quindi glamour.
Nel caso delle opere di Andrea Capecci è la moda a offrirsi all'arte, poiché le tele su cui l'artista si esprime subiscono, una volta dipinte, i lavaggi chimici a cui normalmente vengono sottoposti i tessuti prima di essere realizzati.
La moda entra trasversalmente nella creazione artistica, non riclassificando l'arte come oggetto fungibile, ma per diventare un soggetto attivo che può partecipare ad un processo figurativo inconscio, allo stesso modo di quello dell'autore.
I supporti di Andrea Capecci sono il #denim ovvero la tradizionale tela mesticata a cui l'artista riserva lo stesso trattamento: durante il lavaggio, il tessuto su cui Capecci ha precedentemente dipinto perde il suo strato di base per lasciare emergere le trame di cotone, intervallate da un'astrazione implosa e interrotta ; le forme esplose e i colori sbiaditi risaltano su una tela erosa che lascia trasparire la stratificazione cromatica applicata.
L'operazione estetica di Capecci ricorda gli interventi di artisti gravitanti attorno al Situazionismo; infatti le sue opere, esposte senza cornice, ricordano la “pittura industriale” del piemontese Pinot Gallizio, che, alla fine degli anni Cinquanta, imbrattava lunghi rotoli di stoffa per poi venderli a metri durante la mostra.
È l'incursione dei futili espedienti del commercio nella sfera ormai dissacrata della galleria d'arte, per denunciare una creatività asservita all'industria culturale.
Se Gallizio plasma il passaggio dall'etichetta di moda allo standard del processo industriale, intenzione di Capecci è quella di innescare un automatismo insieme psicologico e meccanico a cui affida la realizzazione delle tele: dallo sgocciolamento al lavaggio chimico, all'esposizione di alcune opere agli agenti atmosferici. È la casualità del processo a far emergere un rapimento tanto psicologico quanto industriale.