Nato nel 1960 a Valparaiso (Cile), PINTO lavora diversi materiali, combina elementi di riciclo, legno, metallo, pelle, pietra e da lì avviene la misteriosa fusione, l'enigma della creazione investe lo spazio. Si instaura un dialogo con il materiale. Questa materia che crediamo inerte è vivissima, dobbiamo saperla ascoltare, parlarle, comprenderla, instaurare un clima di fiducia prima di darle forma, dobbiamo renderla nostra complice. Tutta la sottigliezza dell'arte qui sta nel trasporre l'invisibile. Il segreto è partire dall’ordinario e dirigersi verso la bellezza sublimata. Bisogna anche saper donare alle opere gli effetti di patina più belli, che è quasi una conoscenza ermetica, magica, iniziatica.
La poesia è sempre molto presente nell'opera di PINTO, ma molto spesso sono le poesie di Pablo Neruda ad accompagnarlo, a ispirarlo e a permettergli di trascendere il suo soggetto. Per PINTO la poesia è l'arte primaria, quella che ispira e da cui scaturiscono tutte le altre forme di creazione.
L'arte di questo ex allievo del celebre pittore non figurativo Camille Hirtz è infatti l'espressione di un continuo andirivieni tra la sfera artistica di ispirazione religiosa e il desiderio di liberarsi dalle codificazioni per concentrarsi sul messaggio di "un'interculturalità". emozione.
Colorata allusione alle vetrate delle nostre cattedrali, l'opera di ROLF BALL si ispira infatti maggiormente all'arte iconografica degli ortodossi.
All'età di 40 anni, ROLF BALL ha intrapreso un corso di etnologia presso l'Università di Strasburgo, specializzandosi nelle arti tradizionali africane e nelle espressioni parietali. Scrisse una memoria sull'arte delle icone bizantine, restaurando al tempo stesso opere antiche e confessando la sua fascinazione per i rigorosi canoni estetici e i rigidissimi codici che governano l'arte delle icone.
Essendosi specializzato in quest'arte, ROLF BALL può quindi osare di avventurarsi fuori dai sentieri battuti dell'ortodossia, ignorare le strutture spirituali e ripensare in modo nuovo il lavoro sulle icone. I tempi stanno cambiando, e così anche la prospettiva dell’uomo.
ROLF BALL vuole riconnettersi con l'arte delle icone, dandole un nuovo destino rendendole più moderne e accessibili ai nostri occhi contemporanei e occidentali.
Inizialmente si liberò dalle vecchie tecniche per illustrare il carattere sacro dei personaggi iconizzati. Tuttavia, pone la massima cura nella selezione dei pigmenti e nella preparazione dei suoi colori. Su un fondo nero composto da pasta di cilica, non ha rinunciato a utilizzare una tecnica ortodossa e antica, quella della pozzanghera: adagiato sulla sua opera alla maniera russa, vi deposita goccia dopo goccia il suo pigmento e attende la completa evaporazione dell'acqua affinché il diverse tonalità di colore sparse.
Lontano dal rigore ieratico dei santi rappresentati, si sforza di rompere le forme, di rappresentare personaggi sorridenti che lasciano intravedere i rapporti che l'artista può intrattenere con le arti primitive, le sagome maya, le maschere africane o altre semplici maschere infantili figure. Queste forme, dipinte con colori vivaci e scandite da linee geometriche, occupano il loro giusto posto in queste icone di un nuovo genere, intriso di molteplici influenze.
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