“La couleur est mon obsession, ma joie et ma torture toute la journée”
Vidà è l’acronimo di un artista che non vuole dire il suo nome, ma che è disposto a dare tutto se stesso. La sua opera è estremamente eterogenea e ci racconta le mille trasformazioni dell’arte: da sostanza immobile e inanimata, il colore prende vita trasformandosi in forza, forma, sostanza e significato.
L’artista intraprende un percorso difficile. Il suo continuo fluire tra astrazione e informalità rende difficile collocare la sua opera nel mondo dell’arte contemporanea.
Vidà straccia le regole del classicismo, dell’espressionismo e della transavanguardia, nel tentativo di stabilirne di diverse.
La sua è una pittura contro la pittura: colori accesi, tinte contrappunto acido appoggiate a un disegno nascosto, segnato da una forte consapevolezza compositiva.
Immergersi in questa specie di luce liquida ci rende esseri diversi e sospesi. Il passare del tempo non distrugge, ma cambia.
Prima di incontrare Vidà non mi ero mai imbattuta in un colore, nei suoi segreti, nelle alchimie che lo generano, nella chimica che lo rende consapevole e lo fa risplendere.
Guardando i suoi quadri mi sono ritrovata a sentire il colore in un modo nuovo, anzi il colore stesso mi è arrivato dritto al viso, forte ma fluido, con una buona potenza.
Ho sentito quella strana e unica vibrazione ancestrale dell’incrocio di sguardi con un animale selvatico, dell’incontro con un albero secolare, dell’odore del profumo della pioggia in arrivo. I suoi quadri per me sono inizi, incipit di storie meravigliose che ti prendono subito per mano e ti conducono in luoghi magici e nascosti.
Cammino dentro le sue opere, come il viaggiatore, come il pellegrino, come chi cerca senza sapere cosa solo per il piacere di trovare emozioni.
I colori sono radiazioni elettromagnetiche riflesse da superfici colpite dalla luce che attraverso gli occhi, coinvolgono il sistema nervoso e vengono convertite dal cervello in sensazioni reali e concrete. La storia delle fonti dei colori si perde nella notte dei tempi. Quelle a base di sostanze minerali sono state utilizzate fin dalla preistoria: gesso, ocra, in varie tonalità dal rosso chiaro al giallo chiaro. Le pitture rupestri del Paleolitico superiore mostrano colori neri ottenuti da biossido di manganese o carbone, più raramente terre verdi e ossido di manganese bruno ed eccezionalmente anche viola di manganese.
A partire dal Neolitico, la gamma di minerali utilizzati per la pittura e la ceramica si amplia e vengono create varie tinte vegetali o animali per la tintura dei tessuti, come il rosso di robbia, il blu indaco, il blu di guado, il giallo di mignonette.
Gli Egizi furono i primi a dedicare uno sforzo alla preparazione dei colori per la pittura. La “fritta egizia” o “blu egizio”, ottenuta cuocendo in forno a 800-900 gradi una miscela precisa di calce, ossido di rame e quarzo e successiva macinazione, partendo da minerali come calcare, malachite e sabbia, è il pigmento sintetico più antico. Un altro pigmento sintetico è l'antimoniato di piombo, noto fin dal XVII secolo come "giallo di Napoli", prodotto come ossido o carbonato di piombo e ossido di antimonio, risultante dalla trasformazione inerale. Alcuni pigmenti creati circa 4000-5000 anni fa sono stati colori fondamentali fino al 1700-1800. Tra questi, il biacca è stato un pigmento fondamentale in pittura fino alla fine del XIX secolo.
I pigmenti utilizzati nel Medioevo sono stati ereditati dall'antichità. Minio e cinabro sono i due colori fondamentali dell'alto Medioevo (si pensi alle miniature), insieme alla foglia d'oro, ottenuta semplicemente coniando monete. Nello stesso periodo compare un nuovo pigmento, il blu oltremare, prodotto dal blu di lapislazzuli, importato dal lontano Afghanistan, che si aggiunge all'azzurrite utilizzata in precedenza; la fusione di questi pigmenti consente di produrre diverse tonalità a seconda dei gradi di macinazione.
I pittori medievali facevano largo uso di sostanze organiche: coloranti blu indaco e blu guado, ai quali aggiungevano lacca rossa e lacca cremisi al tornasole.
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