Pelle ribelle
È attraverso le sue tecniche personali in continua evoluzione che Sónia Aniceto coltiva il proprio linguaggio plastico, poetico e singolare.
Nelle sue opere recenti l'artista si abbandona al piacere della sperimentazione. Nella costante ricerca del dialogo tra pittura e ricamo, emerge un nuovo supporto: la “carta goccia”. Una carta molto fibrosa che doma le cicatrici e le tensioni prodotte dalle cuciture. Strato dopo strato, il filo trasforma la carta in tessuto. Più organico e modulare, questo nuovo materiale apre la strada alla tridimensionalità. L'ago non viene più utilizzato come una matita ma come un telaio, creando nuove “pelli” che si ribellano fino a districarsi dalla carta.
Queste opere su carta prendono poi vita propria: la punta libera della macchina modella le sue curve e si piega secondo il movimento.
Il disegno si adatta e l'artista gode della casualità. I suoi interventi ricamati sul supporto disegnato amplificano l'immagine. A volte discreto, quasi sfuggente. E altre volte, onnipresente. La macchina va nel panico e punteggia il foglio con gesti furiosi, loop folli che ricoprono e invadono il disegno. In entrambi i casi l'illusione della realtà è rafforzata dalla dimensione tattile. Grafite e pigmenti ad olio si intrecciano per accogliere al meglio il rombo della macchina.
La delicatezza del disegno, la resilienza della carta, le sue trasparenze, i suoi spessori, la sua flessibilità e le sue tensioni costruiscono un universo intimo, tutto nella forza e nella fragilità.
Animato dai temi del corpo, dell’infanzia, del luogo, della memoria e dello sradicamento, il lavoro di Sónia Aniceto esplora il territorio invisibile delle emozioni. Il corpo e la natura sono le basi di un linguaggio allegorico dove si mescolano le nozioni di intimo e collettivo, di sentimenti e sensazioni.
Le sue opere evocano il disagio legato alla ricerca di un'identità perduta e in divenire. Descrivono la tensione nei rapporti tra desiderio e repulsione, tra ciò che affascina e ciò che preoccupa. Questo scontro di emozioni contrarie si mescola ad un immaginario ricco di riferimenti alla Storia dell'Arte, al corpo, al luogo, all'infanzia.
Il corpo è individuale, frammentato, costretto. Si veste e si spoglia, gioca con se stesso e si fonde con la carta. Mentre i paesaggi si lasciano domare da griglie e strutture fino all'immobilità. Ostacolato, tenta in tutti i disegni di unire l'assoluto e il frammento accompagnando il movimento dei corpi.
Al suo consueto lessico di piscine vuote si innesta una nuova forma più astratta, una sorta di buco magnetico, una finestra verso l'altrove. C'è allora un andirivieni tra reale e immaginario, tra conscio e inconscio, tra figurativo e astratto. In questa nuova serie appare l'inizio di una storia, narrazioni dal carattere cinematografico e dai molteplici volti, in cui il confine tra realtà e immaginazione è abolito.
E l’immagine ricrea il passato…
-Paolina Dantonel
Leggi di più