Christos Kalfas ovvero il teatrino dell'immaginazione reinventata.
“Ma allora”, disse Alice, “se il mondo non ha assolutamente alcun significato, chi ci impedisce di inventarne uno?”
Popolate di icone d'altri tempi, Maryline fiorite, Monna Lisa volanti e Alice moltiplicate, le opere di Christos Kalfas sono costruite come “teatri casuali”. I suoi disegni raggruppati nella mostra “C'era una volta”, dalla poesia tanto toccante quanto affascinante, ruotano attorno a fotografie in bianco e nero di volti famosi o anonimi prese in prestito dal mondo dell'arte, della letteratura o del cinema. Ritagliati da libri o riviste di inizio secolo, scivolano sulla superficie dell'opera per conferire alla carta una dimensione anacronistica, allo stesso tempo “reale” pur essendo ancorata a un'atmosfera nostalgica di un'epoca passata. Per Christos Kalfas queste “teste” rappresentano la nostra “memoria collettiva” con cui gioca per creare scenette da cui ognuno comporrà la propria storia. Utilizzando esclusivamente immagini in bianco e nero per mantenere una certa neutralità, esplora centinaia di immagini raccolte alla ricerca di quella che avrà la giusta espressione, la giusta dimensione o la giusta posizione per comporre il suo lavoro. Una volta posizionate sulla carta, queste teste trovano poi una seconda vita incarnandosi in tante figure colorate che prendono vita durante scenette sorprendenti. La scena è pronta e la commedia umana prende vita. È un intero caleidoscopio di immagini e idee che si sovrappongono per creare una “narrazione” che si costruisce in uno spazio-tempo indefinito, senza sfondo né prospettiva, per trasformarsi in una singolare forma di “scrittura”.
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