Sylvia Elharar-Lemberg

Artista visivo, ex studente delle Belle Arti di Parigi, insegnante certificato di Arti Visive presso l'Educazione Nazionale, ho realizzato numerose mostre, sia nazionali che internazionali, dalla metà degli anni '70. Le mie opere sono state acquisite da numerosi collezionisti e musei.

La mia preoccupazione, sia pittorica che scultorea, non è, inizialmente, quella di uscire dai limiti della cornice, e nemmeno di chiudermi al suo interno. Il mio vero obiettivo, come il Maestro Hokusai, è “tracciare una linea per significare la vita” e, allo stesso tempo, la morte e l'eterno ricominciare di questo interrogativo nel mezzo in cui ci troviamo. Al di là di questa idea, e nell'esito plastico di questo obiettivo, sta il libro, testimone privilegiato del pensiero, memoria del mondo, che si colloca ai margini del mio lavoro.

La composizione originale del libro mi porta a considerare le mie tele dipinte montate su carta e i miei lavori su carta e le mie litografie, come le pagine di un libro biografico che avrei iniziato a scrivere con un pennello e che prosegue, che dà loro un libertà che un telaio o un telaio non possono annientare. I miei quadri diventano così... finalmente liberi... senza limiti, somiglianti alle pagine di un libro. Al di là dell'uso tecnico della carta inerente al mio lavoro pittorico o scultoreo, troviamo costanti che riguardano il tema libresco. Quindi gli elementi grafici scritturali e il simbolo tetragrammico che ripeto all'infinito. Così, la griglia tetragrammica composta da quadrati che strutturano tele dipinte o sculture murali, in cui sono iscritti motivi scritturali che si riferiscono anche al logogramma e al tetragramma, queste griglie non essendo limitate o chiuse da una verticale, questo ci invita a immaginarle continuando all'infinito. Questa “mise en abyme” ci rimanda alla molteplicità delle righe della scrittura e al libro.

-Sylvia Elharar-Lemberg

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