“L’arte concreta vuole trasformare il mondo, vuole rendere l’esistenza più sopportabile. Vuole salvare l'uomo dalla follia più pericolosa: la vanità.
Vuole semplificare la vita umana.
Vuole identificarlo con la natura...
L'arte concreta è un'arte elementare, naturale, sana, che fa crescere nella testa e nel cuore le stelle della pace, dell'amore e della poesia. Dove entra l’arte concreta, esce la malinconia, trascinando le sue valigie grigie piene di sospiri neri.”
Jean Arp, 1944
L’arte concreta è soprattutto un linguaggio pittorico strettamente non figurativo. Sono linee, forme e colori: un vocabolario grafico accessibile a tutti.
Un'opera concreta risulta da una costruzione semplice e controllabile, un protocollo creativo, che risponde a un principio geometrico imposto dall'artista. Si libera dalla rappresentazione del mondo che semplifica all'estremo in linee, curve e angoli retti. Una pratica che si allontana dal sensibile, senza altro riferimento che se stessa. E sì, un quadrato rimane un quadrato. A volte questo protocollo viene stravolto, il rigore viene deviato per cedere il passo, non senza umorismo, a un’utopia sovversiva.
“Ho uno spiccato gusto per la fantasia, con una tolleranza di 2,2 gradi. »
P Muckenstrum
Gli artisti presentati alla Galleria Gaia fanno parte di questa pratica, ciascuno con i propri sistemi creativi.
Pierre Muckenstrum utilizza Entasis e le sue variazioni, spesso ricche di umorismo, Alberte Garibbo interroga il nero, i suoi incantesimi e le sue sottigliezze. Il quadrato diventa fonte di ispirazione e riferimento per le creazioni di Yves Popet, viene utilizzato per la sua semplicità e la sua capacità di trasformazione, Michel Cadeau è interessato alla linea e al volume come per Jean-Francois Dubreuil, queste sono alcune delle presse che essenzializza e crea un sistema geometrico
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