Per la sua prima partecipazione a Drawing Now, Jean-Marie Oger presenta una mostra personale di Stéphane Belzère, dedicata ai suoi "Diaquarelles".
Dal 2019, Stéphane Belzère sviluppa una serie di acquerelli, basati su diapositive familiari, diapositive promozionali o fondi d'archivio - come quello della Scuola di Belle Arti di Parigi - raccolti da parenti, amici o persone anonime. Si tratta di esplorare un mondo di immagini analogiche messe da parte, abbandonate perché sostituite in modo esponenziale dall’arrivo delle immagini digitali.
Il pittore ha deciso di rifiutare una gerarchia di soggetti, motivato unicamente dalla qualità - o dai difetti che sono così interessanti - di queste pellicole reversibili professionali o amatoriali: "la fotografia su pellicola non è stata un processo così semplice: le immagini 'private' che utilizzo sono spesso sovraesposte, sottoesposte, mal incorniciate... Con diapositive imperfette, posso ridefinire il formato, l'inquadratura, rielaborare ed estrarre un'immagine ridistillata. Per me è importante trovare una correlazione tra il soggetto rappresentato e la tecnica utilizzata.
I “Diaquarelles” propongono un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso gli occhi di estranei o personalità. Contiene un'accozzaglia di vita familiare, ricordi di vacanze, pubblicità, archivi documentari, compilazioni scientifiche, testimonianze storiche, immagini mediche, artisti al lavoro o in performance... È un patchwork retrospettivo - e retrò - del mondo e della sua recente evoluzione, tra leggerezza e serietà, piccola e grande storia. Il tutto costituisce un intero repertorio inaspettato di poesia della realtà.
Il materiale di queste molteplici collezioni fornisce a Stéphane Belzère una riserva inesauribile di nuovi motivi, permettendogli di rivisitare - volontariamente o meno, attraverso scoperte casuali - temi del suo lavoro passato, come la collezione di gessi antichi della Scuola di Belle Arti, della città di Berlino, i vasi anatomici del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, i ritratti privati dei suoi genitori (i pittori Jürg Kreienbühl e Suzanne Lopata). Soprattutto, i suoi “Dicolors” gli offrono la possibilità di ampliare la propria visione appropriandosi di una prospettiva e di una sensibilità diverse.
Ogni opera appare come l'immagine di una diapositiva, trascritta con la relativa copertina, l'identità visiva della casa produttrice o eventuali annotazioni autografe, nel formato 40 x 40 cm o 50 x 50 cm, ovvero con un ingrandimento di otto o dieci volte. Il trattamento ad acquerello su carta bianca - "colore" della maggior parte dei mascherini - ricorda la qualità plastica di queste pellicole. In questa serie, Stéphane Belzère continua il suo lavoro sulla trasparenza e sulla luce inventariando le rappresentazioni della nostra memoria individuale e collettiva in cui ognuno riconoscerà una parte della propria storia.
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