Nei paesaggi di Rob Tucker ci sono navi portacontainer e grandi case, il mare e le piscine. C'è il richiamo della lontananza e di una vicinanza immediata. Circolano immagini come oggetti e la sua pittura è un gioco di incastri. Le sue nature morte, o still life, raffigurano la possibilità dell'interiorità, come se fosse possibile entrare in questi spazi. Come ama dire, basterebbe fare doppio clic. Di tela in tela e da un formato all'altro, i soggetti sembrano creare connessioni e questa consapevolezza della circolazione che possiamo avere su Internet arricchisce ulteriormente il nostro rapporto con le immagini. Il gioco dei bordi sembra quindi creare finestre digitali e queste cornici create dal dipinto permettono di lavorare la composizione in forma vuota o negativa. Segnato dalle incisioni di Morandi, il pittore cerca di riscoprire l'impronta della ciotola che segna l'inizio dell'immagine sulla carta. Una volta distribuiti questi blocchi di colori vivaci che gli permettono di simulare un packaging attraente o una bella facciata, disegna con un pennello un fiore fragile in un giardino, alcune onde o motivi che testimoniano uno scoppio della mano una vibrazione dell'occhio. Il gesto, maggiore nei grandi formati (160x140cm) è molto importante per l'artista che vanta la pennellata, il lavoro a strati. Ogni tela è rivestita con resina epossidica che “fossilizza” il dipinto e aggiunge un aspetto scintillante a queste linee giocose o a questi tocchi assertivi. Questa finitura perfeziona l'oggetto e ricorda la tecnica del fissaggio sotto vetro. La questione del priming è importante per Rob Tucker che condivide il fascino degli artisti pop, compresi i primi lavori di David Hockney, per le superfici. I contenitori che rappresenta si riferiscono quindi alle immagini del desiderio veicolate dalla pubblicità o dai social media assimilandole alla felicità pur essendo minate, svuotate da questa giustapposizione di gocce, incidenti e disegno. I dipinti di Rob Tucker racchiudono una strana malinconia, la banalità di questi soggetti rappresentati in modo quasi drammatico permette di sentire un vuoto attorno ad essi. Con queste tele ci troviamo di fronte a contenitori sensibili. Henri Guette Critico d'arte, membro dell'AICA e curatore della mostra
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