La Galerie de Buci apre la stagione primaverile con una mostra dal Nord, con tre artisti islandesi, due dei quali espongono per la prima volta in Francia.
Nei colori scintillanti che squarciano il cielo settentrionale al calar della notte, gli uomini credevano di vedere anime erranti. Le Luci del Nord sarebbero presenze disincarnate, manifestazioni di assenze; dualità che ritroviamo nel lavoro dei tre artisti islandesi in questa nuova mostra.
Ogni opera conserva una tensione tra incarnazione e disincarnazione, una dinamica conflittuale che descrive anche il dialogo delle opere tra loro. I colori freddi di Ástríður Olafsdóttir, Reinar Foreman e Björk Viggósdóttir rilasciano calore di varia intensità, irradiandosi nel corpo carnale o nell'astro, attraverso la traccia o la massa.
Ástríður Olafsdóttir (nato nel 1990) lavora con il drappeggio italiano per condurre uno studio sul corpo e il suo ancoraggio nello spazio. Negando la loro funzione originaria, questi sudari oscuri rivelano il corpo coprendolo. Ogni piega del tessuto, ogni incavo e ogni monticello attualizza il corpo, mostrandone l'intimità senza tradirne il mistero. Queste presenze, scultoree ed evanescenti, sono gli unici indizi della realtà in un ambiente pittorico astratto. Sono del tutto anonimi, eppure l'artista riesce a individuarli attraverso la singolarità con cui il tessuto segue le forme. Attraverso il solo lavoro di drappeggio, Olafsdóttir raffigura emozioni e atteggiamenti: i corpi apatici evocano malinconia e disillusione, quelli in movimento traducono la resilienza attraverso la lotta, la forza compressa che rifiuta di essere trattenuta a terra. Alla fine, nella serie “Magnet” rimane solo la quintessenza dell’energia vitale dove l’involucro rimane l’unica traccia del passaggio di questa forza.
Reinar Foreman (nato nel 1993) coglie corpi simbolici, immobilizzati nella loro immagine-essere, e li rianima con una linea energica e uno stile abbozzato. Come il drammaturgo, traspone i miti greco-romani in un linguaggio immediato. Articolate attorno a una dialettica presenza-assenza, le sue opere esistono in uno spazio soglia baudelairiano, tra l'immutabile e il contingente.
Le composizioni di Bernini sono direttamente riconoscibili, ma la nostra visione cambia. Il loro trattamento, che evoca il disegno dal vero, li rende più accessibili, meno altezzosi.
Qua e là, personaggi riemergono dal limbo della memoria collettiva. Anchise, Enea e Ascanio appaiono in un giallo cromo, come se sul loro spettro fosse stata gettata polvere pigmentata. Il barocco dell'opera di riferimento è aumentato da una maniera espressionista, vicina a Bacon, e l'estetica frammentaria fa scomparire la dimensione scultorea, catturata nell'attimo dello sguardo.
Björk Viggósdóttir (nato nel 1982) pone l'ultima pietra sulla via della disincarnazione. Il suo lavoro minimalista si basa su un dialogo tra vuoto e pieno, evocando il principio di armonia della filosofia taoista. Sulla carta di riso, un punto di luce blu mantiene l'equilibrio tra gli elementi, come una forza di attrazione fragile ma necessaria.
La serie “Infinite randomness” sfida la nostra percezione e i nostri parametri di riferimento. I fili blu e rossi piegano i ciottoli di porcellana, trasformandone l'essenza statica. La lana anima il minerale come la circolazione sanguigna anima il corpo vivente. La pietra, modello dell'immobilità, diventa flessibile, mutevole e quindi imprevedibile. Il semplice gesto dell'artista ne altera la natura profonda, e lo spettatore può riconoscere nella materia fissata forme familiari, forse tracce di corpi caduti, o segni di presenze invisibili.
La Galleria Buci, con il sostegno dell'Ambasciata islandese a Parigi, ti invita a scoprire questi artisti islandesi durante la mostra al 73 rue de Seine a Parigi dal 7 marzo al 5 aprile 2025.
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