Viva la pittura! Il nome dei VLP dà il tono. Da più di trentacinque anni, energia vitale ed entusiasmo sono le parole chiave di questo gruppo di artisti creato a Parigi nel 1983, al culmine del boom dei graffiti francesi. Eterni adolescenti nati nel 1948 e nel 1947, Michel Espagnon e Jean Gabaret formano ancora una coppia inseparabile che non ha perso nulla della sua passione per la pittura. Brandendo a pieno ritmo una chitarra, uno skateboard o una bomboletta di vernice spray, i loro personaggi vividamente delineati in nero si stagliano su uno sfondo di colori primari e forme esplosive. Nei loro affreschi e nelle loro tele composte a quattro mani, il rosso vivo si scontra con il blu elettrico, il giallo o il verde. Etichettate con urgenza, le parole "tonico", "selvaggio" o "azione" gridano la loro appartenenza a una generazione combattiva e ottimista, il loro amore per la libertà e il bisogno di creare instancabilmente... Dal 1980, le VLP hanno partecipato all'emergere dei graffiti in Francia. Realizzati con lacche industriali durante le serate punk-rock nelle catacombe parigine, i loro primi affreschi rivoluzionano i codici della pittura tradizionale studiata alle Beaux-Arts e alla Facoltà di Arti Plastiche di Parigi. Pratica ribelle di New York, i graffiti cominciano a diffondersi nello spazio urbano. In reazione allo sviluppo frenetico del mercato dell’arte e all’individualismo mercantile, i VLP si gettano a capofitto in quest’arte effimera, libera e accessibile, ravvivando insieme muri suburbani e recinzioni di cantieri. Fulmine, freccia, lampadina: divertenti loghi-geroglifici, simboli di ispirazione, si mescolano gioiosamente a parole e personaggi stilizzati Metà astratte, metà figurative, le loro composizioni riuniscono in un'unica celebrazione lo spirito punk-rock, l'energia di Pollock, lo stile di Basquiat e Keith Haring (con cui esposero nel 1987), il dinamismo dei fumetti di supereroi, la l’estetica dell’hip-hop e della pop art, il cubismo di Picasso, la spontaneità dell’art brut… e il neoespressionismo o “Figurazione Libera”, movimento che dalla fine degli anni ’70 si è preso la libertà di mescolare allegramente generi e forme senza gerarchie di valore, contrastando così la serietà dell’arte concettuale e minimalista. Manifesti, fanzine, tetti di zinco: dagli anni '80 i VLP esplorarono tutti i media, hackerarono pannelli pubblicitari e decorarono stazioni della metropolitana. Un anno dopo la prima mostra-performance alla galleria Diagonale nel 1984, il gruppo organizza il primo raduno di graffitisti a Bondy e lungo il canale dell'Ourcq: chilometri di muri e ponti dipinti riuniscono pionieri come Miss Tic, Futura 2000, Speedy Graphito , Banlieue-Banlieue, Blek le rat o Jef Aérosol. Ben presto, i VLP si sono distinti esibendosi in performance di live painting durante concerti in club leggendari come il Palace, La Loco o il Baron, in sinergia con la musica new wave dei Dépêche Mode o, più recentemente, con il suo electro rock di Monster. Bambini. Nel 2000, dopo un soggiorno di dieci anni in Germania, i due ragazzi tornano a Parigi con uno stemma che da quel momento in poi invaderà tutte le loro opere: ZUMAN. Anonimo e stilizzato, risultato della fusione informatica dei profili di artisti e utenti Internet di tutto il mondo, questo personaggio dal naso a punta riunisce tutte le menti creative in un'unica mente. “Se lo vuoi, sei vivo”, si infila nella sua bolla, bloccato all’angolo di una strada. “Sono un pezzo di utopia” dice ulteriormente. Nel 2008 è stata esposta sul Muro di rue Oberkampf poi, nel 2016, su un affresco alto 18 metri a due passi dal Centre Pompidou. Con questo simbolo dell'Artista come illuminatore universale, i VLP invitano i passanti a non smettere mai di interrogarsi, esplorare e sognare... Joséphine Bindé, Normalienne, rivista Beaux Arts
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