La mostra “Color of Iran” è una mostra personale dell'artista Shahram Nabati, originario dell'Iran.
Shahram Nabati è nato nel 1974, cioè cinque anni prima della rivoluzione iraniana del 1979; rivoluzione politica, sociale e culturale, evento immediatamente seguito dal cataclisma che fu la guerra con l'Iraq dal 1980 al 1988. Sono gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza di chi vorrebbe, nelle peggiori condizioni, diventare un artista; contro un ambiente familiare messo alla prova dalla stagnazione economica, in un nuovo sistema socio-culturale che rivisita tutti i codici che governavano l’Iran imperiale. In condizioni economiche catastrofiche (lo sforzo bellico priva l’Iran di quasi tutto), in una società che non concede più alla modernità artistica ciò che aveva conquistato con dure lotte nel corso del XX secolo, l’artista iraniano deve più o meno vivere nascosto.
Dopo quattro anni di rivoluzione culturale che ha portato alla chiusura delle università, alla chiusura di numerosi musei e di quasi tutti i centri culturali e luoghi artistici, l'arte iraniana si dedica, nella sfera pubblica, alla rappresentazione della guerra e a pubblicizzare la rivoluzione religiosa. Non c'è più posto, nell'arte, per il corpo umano, se non nella sua forma martirizzata, ferita, distrutta. Niente più spazio visibile per il corpo femminile, costretto dai nuovi codici a nascondersi alla vista. L'arte iraniana, in quasi tutte le sue forme (tranne forse la calligrafia) si sta ritirando, riducendosi, rimanendo in silenzio. È in queste condizioni, che spingono molti artisti iraniani al silenzio o all'esilio, che il giovane Shahram Nabati decide di seguire con discrezione gli insegnamenti di un maestro della pittura (1986-1991) e attraverso la copia degli antichi maestri compie la sua prima iniziazione . Ancora oggi, dopo più di due decenni, possiamo leggere nella sicurezza del suo tratto di pennello, nella sua padronanza del colore, l'esperienza acquisita in queste centinaia di capolavori copiati alla maniera dei grandi maestri del passato.
Il giovane artista vivrà per circa dieci anni di questa produzione che le gallerie vendono sul mercato privato in Iran e all'estero. 2 Shahram Nabati inizia quindi, come molti, con l'imitazione, con un approccio realistico alla rappresentazione artistica. Non senza difficoltà, ma grazie alla creazione di università islamiche indipendenti, ha seguito per due anni (1996-98) i corsi della Facoltà di Belle Arti.
Unisce la teoria all'esperienza pratica. Ma, nonostante il relativo allentamento della politica culturale nell’Iran degli anni di Rafsanjani e Khatami, Shahram Nabati raggiunse presto i limiti del sistema culturale iraniano. 3 È nella rappresentazione del corpo che Shahram Nabati affronta la sua principale sfida artistica e allo stesso tempo esistenziale. Teso tra una realtà che non lo può più soddisfare e un'astrazione che il suo ambiente socio-culturale è poco capace di comprendere e accettare, il corpo è il campo che naturalmente si impone all'artista come l'unico attraversamento possibile, l'unica fuga bella.
Ma questa salutare scoperta è anche ciò che spingerà l'artista fuori di sé, del suo Paese, della sua cultura, sulla via dell'emigrazione. Dagli anni 2000 in poi, Shahram Nabati dovrà reimparare a vivere tanto quanto a creare; apprendere i codici: linguistici, sociali, culturali, formali, stilistici... Tutta una storia da ricostruire. Questo è ciò a cui si è applicato fino ad oggi con l'energia e il coraggio della disperazione. Anche se l'opera che ha pazientemente costruito per una quindicina d'anni resta ancora riservata a livello nazionale e internazionale, è già stata riconosciuta e non c'è dubbio che prima o poi apparirà tra i grandi galleristi e a livello internazionale fiere. 4 Se c’è un tratto caratteristico del lavoro di Shahram Nabati, esso prende forma nel gesto e nel colore.
È senza dubbio nell'intersezione tra movimento e cromatismo che dobbiamo leggere il messaggio di quest'opera in costante equilibrio tra astrazione e corporeità. Il colore non è un fenomeno statico ma, al contrario, ondulatorio e vibrante. I colori vanno e vengono nel gesto che li proietta sulla tela, in un momento specifico della vita dell'artista, secondo “e-mozioni” molto particolari. Probabilmente dobbiamo cercare molto lontano per trovare l’origine di questi movimenti, migliaia di chilometri verso Oriente, che abbiamo dovuto percorrere, fisicamente e mentalmente, dall’Iran all’Europa; spazio mentale che, senza dubbio, la mente dell'artista continua a viaggiare in entrambe le direzioni da più di un decennio.
Questo movimento del colore può essere facilmente osservato in queste centinaia di dipinti prodotti a partire dagli anni 2000. Da una mostra all'altra, i colori scuri diventano più chiari o talvolta anche più scuri; il nero lascia il posto al bianco, il giallo e l'ocra al blu, al verde e al rosso. Tutto un simbolismo cromatico si mette in atto o si muove nel gesto del braccio. E la mano designa il punto focale attraverso il quale la luce deve passare, attraverso il quale deve sfuggire, come catturarla, seguirla affinché alla fine se ne colga il significato. L'arte di Shahram Nabati è tutta racchiusa in questo gesto, in questo slancio e in questo scopo
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