Una scena degli anni '60 presenta un eccentrico e acclamato fotografo in azione durante
una sessione con una modella. Lo dirige in modo approssimativo; tuttavia, man mano che la donna risponde alle sue richieste e la seduta procede, i suoi commenti diventano più intimi.
Si avvicina a lei e loda la sua bellezza mentre la modella giace soddisfatta davanti alla telecamera. Alla fine, il fotografo le è sopra mentre continua a premere l'otturatore. Questa particolare scena del film "Blow Up" viene vista volutamente e inequivocabilmente attraverso un mirino mentre gli attori fanno sesso.
Questo capolavoro cult è stato diretto dall'italiano Michelangelo Antonioni - un film basato sul racconto "Las babas del diablo" (1959) di Julio Cortázar e musicalizzato dal grande Zeppelin. È ancora un punto di riferimento culturale per l'estetica “mod”, che ritorna a ciò che si vede e ciò che non lo è, ai limiti e alle soggettività dello sguardo, e alla teoria delle diverse realtà. Il regista suggerisce di “usare delle lenti d'ingrandimento per vedere cose che a occhio nudo non riusciremmo a cogliere. Ingrandendo troppo certe cose, l'oggetto si disintegra e scompare.
C'è un momento in cui osserviamo la realtà, ma quel momento scompare... questo fa parte del significato di 'Blow-up'." (M. Antonioni).
La prima mostra del 2023 della Galería Azur traccia un parallelo con la storia che ha ispirato il film. Pone domande, rappresenta astrazioni, crittografa messaggi affinché il pubblico possa interpretare idee o immagini astratte “concentrandosi” su ciò che è necessario per “smettere di vedere” altre cose nella “linea curatoriale”.
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