Maxime Drouet

Artista di graffiti dal 2000, Maxime Drouet ha praticato per tutti questi anni la sua arte esclusivamente sui treni. Forse il suo nome non vi dirà nulla, ma l'avete incontrata migliaia di volte, in particolare prendendo la linea H, dalla Gare du Nord a Persan Beaumont, Pontoise, Montsoult o Creil, o viceversa, passando per Saint-Denis, Sarcelles, Enghien-les-Bains o Epinay-Sur-Seine. Lei ha incontrato anche lui e i suoi colleghi, non solo su questa linea, ma in tutta la Francia, in tutta Europa e nel mondo. La carriera dell'artista subì una brusca battuta d'arresto quando, una mattina presto del 2011, la squadra speciale della polizia dei trasporti fece irruzione nella sua abitazione accusandolo di aver dipinto, sotto lo pseudonimo di Mank, treni, molti treni e persino treni dipinti da altri, una pratica comune di questo servizio specializzato che solitamente lascia indifferenti le brave persone. Contemporaneamente vennero smantellati i treni grigi della linea Parigi Nord. Fin dai suoi primi dipinti, Maxime Drouet ha avuto la fortuna di dedicarsi ampiamente alla fotografia, documentando una pratica denigrata ma tuttavia consustanziale ai graffiti moderni. Dai suoi poemi epici ha tratto un primo libro, Matière Grise, dedicato ai defunti Little Greys, pubblicato nel 2012 in mille copie, esaurito rapidamente e già annoverato tra i classici del genere. Durante i suoi viaggi ebbe modo soprattutto di riflettere sulla bellezza e sul significato di tutto questo. Dai suoi viaggi in questi luoghi di relegazione che sono i depositi ferroviari e i cimiteri, Maxime Drouet ha rivelato un'altra realtà. Dopo il suo arresto, le sue fotografie, alcune delle quali scattate molto tempo fa, hanno assunto un nuovo significato. “Sono stato un attore in questo movimento. Mi è stato impedito di continuare a esistere al suo interno. Poi sono diventato come un fantasma. Sono passato dall'altra parte. Vagabondaggio. Per provare a partecipare in modo diverso. Avere questa sensazione di esistere ancora... Proprio come un fantasma, cerco, nei cimiteri dei treni, di rivivere ciò che ho amato. Ho infestato questi luoghi per catturare quegli ultimi momenti in cui le loro anime meccaniche, mescolate agli ultimi tributi colorati, si abbracciano e svaniscono. Ho iniziato dipingendo, ho finito per svanire. Ero felice, vivo, pieno di energia. Ma l'uccisione dei miei soci in realtà ha portato anche alla mia. Mi sono ritrovato senza un parco giochi e con la spada della "Giustizia" che pendeva sulla mia mano. Volevo mettermi nei panni delle persone, fargli amare ciò che non approvano e a volte condannano. Cerco anche egoisticamente di poter parlare di nuovo dei miei vecchi compagni, di comportarmi come se fossero ancora lì. Quando non c'è più niente, restano solo i ricordi. La vita è breve e la morte è lunga.