

Francia
• 2019
Biografia
“Per me la pittura astratta significa il big bang, il punto del nulla dove prende forma una materia universale. L'humus informe, informale, è la culla del formarsi di un'intelligenza. Ho deciso di creare una forma attraverso il disegno, quella che voglio vedere. La linea sarà il suo scheletro, quello che ormai farà parte della mia vita quotidiana. Lo scheletro permette all'humus di spostarsi per arricchire il suo cibo. L’humus inventa la struttura solida e può nascere l’impostura. Il mio universo è abitato da ritratti distorti, mal disegnati, bisognosi di precisione, di parti di corpi, di mani, di piedi atrofizzati. Il mio respiro si accelera, divento nervoso, preoccupato dal significato della mia rappresentazione. Mi sento bene in questo laboratorio, pieno di speranza di dipingere, di riuscire in questo dipinto, i miei colori sono lì. Sono concentrato, vorrei non pensare più, eppure è il contrario... Tutta la mia vita mi passa davanti, tutta la mia vita tranne quella filtrata dalla mia amnesia. Un film time lapse...decisamente stimolante. Penso alle persone che ho incontrato, agli sguardi scambiati di nascosto, al movimento ondeggiante di una donna, di un bell'uomo, ad una frase che avrei letto, che qualcuno mi avrebbe detto, ma soprattutto ad un appuntamento tu... lì,. alla fine della giornata Questo testimone, questo spettatore, che, attraverso il profondo dei suoi occhi, lo farà rivivere. Sensuale, aggressiva, stronza o spirituale, materna, lei lo toccherà. Devo accelerare per non perdermi nulla, come in trance. I miei gesti non riflettono, una donna arriva, prende forma, si scurisce, si schiarisce. È estate, i rondoni hanno interrotto il loro stridente balletto, sta scoppiando un temporale. Ascolto Mozart, è una messa, un funerale, eppure lei deve vivere, voglio una resurrezione. Sono ubriaco, assorto nel suo spirito vapori di trementina e olio di lino. Tra un'ora Laurent verrà a trovarmi. È uno sguardo. Il mio nuovo personaggio è qui. Sono alla finestra, la sigaretta mi pende dalle labbra. È bello, la tempesta si sta calmando, addirittura sta scomparendo. I rondoni tornano a danzare in questo nuovo mondo dai profumi di conifere. Il campanello. Lorenzo. Al momento tutti i miei dipinti sono realizzati su carta, mescolo i pigmenti con la cera ad encausto. A Laurent piace il teatro, recita al Job, anche al Tibergin. Gli piacciono i libri, gli piace leggere, mi colpisce per la consapevolezza che ha del mondo in cui viviamo, la conoscenza praticamente di tutto; il fatto che guarda, che seziona, che seziona, ma soprattutto che interroga. Mi fa domande. Le risposte che gli do sono sempre fatte per dare un senso di vita al soggetto dipinto sulla tela, optando il più delle volte per l'insieme e il suo contrario, il suo andare e venire. C'è chi guarda l'immagine finita, ricordando il viaggio che ha intrapreso per incontrarla. C'è chi guarda l'immagine finita, con la memoria del viaggio del pennello: il performer. Vorrei sfuggire all'immobilità. Insisto sul ricordo della sua esecuzione perché è attraverso di essa che il dipinto diventa una dimensione mobile, vibrante ma soprattutto che sfugge, per diventare una zona accattivante. Perché dal momento in cui gli occhi dello spettatore si appropriano dell'immagine, dal momento in cui vengono scoperti i segreti della sua composizione, è finita, la tela si ricongiunge al mondo dell'immagine fissa. Non stimola più questo sguardo. »
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