Giana De Dier alla Biennale di Venezia, Padiglione Panama.
Il mio lavoro esamina la lotta, le aspettative deluse e l’eredità di un popolo sfollato: i migranti afro-caraibici chiamati a lavorare nel Canale di Panama all’inizio del 1900. Le interviste raccolte e i loro resoconti intimi informano la mia pratica e illustrano le sfide di un canale separato zona.
I miei collage si ispirano a immagini d'archivio che feticizzano il corpo nero come esotico e oscurano l'esperienza femminile, dissociando la vera narrativa dall'immagine stessa. Attraverso collage multimediali misti, riunisco questi ritratti rimasti con foto di famiglia e appunti scritti a mano che collegano verità condivise nella diaspora africana. I collage misti evidenziano le contrastanti disparità razziali, religiose e linguistiche all'interno della società e della cultura panamense.
Proprio come la memoria può essere frammentata e fabbricata, la giustapposizione di immagini e materiali diversi riformula vecchie credenze creando nuove prospettive e rappresentazioni dell’oscurità.
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