Logica del dubbio
Pensare all’opera di Ignasi Aballí e alle opposizioni e inversioni che costantemente evoca mi viene in mente improvvisamente questa famosa frase di Fernando Pessoa, tratta dal suo Libro dell’Inquietudine: “La solitudine mi dispera; la compagnia degli altri mi pesa. »
Qualsiasi analogia tra l’artista catalano e lo scrittore portoghese potrebbe sembrare del tutto incongrua e fuori tema poiché quest’ultimo, in particolare, ha collocato il suo percorso letterario nell’ambito della narrativa radicale; finzione del tutto estranea all'universo di Aballí che, al contrario, ancora il suo lavoro in una realtà che gli fornisce spunti di riflessione ma anche materiali: siano essi oggetti, ritagli di giornale, forme varie registrazioni, misurazioni o occorrenze dello spettro dei colori tra gli altri esempi.
Eppure... Da una parte come dall'altra, con referenti e fonti certamente molto diversi, emerge una lettura, un'analisi del mondo che per molti si fonda su una scrupolosa e lucida osservazione non della sua assurdità ma degli elementi che lo rendere complessa la lettura, perché costruita su incertezze e vertiginose e infinite opposizioni.
Se la mostra attuale si intitola "almost invisibile", quella precedente dell'artista nella vecchia sede della galleria nel 2015 aveva il titolo "almost Visible", mentre la mostra a lui dedicata nel 2016 al Museo nacional Centro de arte Reina Sofía, a Madrid si intitolava “senza inizio/senza fine”.
Ancora Pessoa: “Mi sono talmente abituato a sentire il falso come il vero, le cose sognate con la stessa chiarezza delle cose viste, che ho perso la capacità umana, mi sembra errata, di distinguere la verità dalla menzogna. » Se in Aballí non c'è preoccupazione rispetto alla menzogna, d'altra parte è sempre all'opera un'incertezza rispetto alla verità accertata.
Così quando espone una lunga serie di quasi duecento fogli su ciascuno dei quali è scritto, appena leggibile, il termine “quasi” seguito da un aggettivo ogni volta diverso (Almost, 2018). Niente è bello, ma “quasi bello”. L'avverbio è ricorrente e tenace, segno di un'impossibilità di trattenere un significato definitivo, di confinare la lettura e soprattutto di significare un compimento.
Di questa instabilità costitutiva della realtà, della difficoltà – dell’impossibilità? – per garantire che la natura stessa delle cose sia conforme a ciò in cui crediamo, Ignasi Aballí produce un’opera complessa basata su connessioni e opposizioni che impone all’altro, allo spettatore, la necessità di operare delle scelte, di decidere quale lettura in ultima analisi abbraccia ciò che gli viene sottoposto.
Nella sua Traduzione di un dizionario giapponese (2018), che prende la forma di collage di aree di colore ritagliate da giornali, che anche in questo caso potrebbero sembrare infiniti, emerge una forma di assurdità; se queste associazioni trovassero utilità nei trend book utilizzati dagli attori della moda o del design, costituirebbero un repertorio visivo che potrebbe eventualmente essere tradotto nei campi citati ma che non costituisce in alcun modo una traduzione vera e propria. Con in più un'altra fonte di confusione, l'uso del giornale che è infatti uno degli ultimi luoghi in cui l'occhio presta davvero attenzione al colore.
Ancora Pessoa: “L'unica realtà per me sono le mie sensazioni. Le cose hanno valore solo attraverso l'interpretazione che diamo loro. »
Mantenere il dubbio, lasciare aperte le possibilità, nutrirsi di incertezze, oltre a contribuire a evitare la reclusione (ancora Pessoa: “Passare dai fantasmi della fede agli spettri della ragione è semplicemente cambiare cellula”), ha qui la conseguenza di costantemente tenere la riflessione in allerta, certo, ma anche di mantenere un'instabilità che dà alle cose un carattere vivo, che non permette che nulla si congela, perché manca sempre un dettaglio o un frammento che farebbe sì che "l'oggetto considerato sia consegnato in modo completo" o modo completato.
Come questo contenitore da laboratorio in vetro, che si è rotto prima che l’artista tentasse di ricostruirlo al meglio (Attempt at Recommendation, 2018). Al di là dell'assurdità dell'idea stessa e della sfida alla logica che essa costituisce, l'imperfezione che ne risulta, nutrita da questa natura incerta che induce curiosità, apre la strada all'esplorazione di un minuscolo paradosso in cui scivolano le opere di Ignasi Aballí. Quindi ancora queste parentesi sul muro, tra le quali è leggibile solo il bianco ((…), 2018). L'artista sembra infatti voler interferire nelle zone di mezzo per indagare la realtà, non nella sua sicura contingenza ma nelle sue mancanze e nei suoi interstizi; quasi nel suo potenziale lato oscuro.
Infine Pessoa: “Tutta la vita dell'animo umano è movimento nel buio. Viviamo nel chiaroscuro della coscienza, […]. » Dove si insinua il dubbio...?
-Frédéric Bonnet
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