Rocce grezze dal profondo della natura, rocce levigate nella più preziosa delle loro forme. Curve morbide o superfici selvagge, una doppia identità nata dalle profondità del tempo. Una materia primitiva e immortale, la pietra come essenza della nostra terra e della nostra evoluzione umana.
Base della civiltà, la pietra è la materia prima per le costruzioni che segnano l'apogeo di grandi civiltà. Per Mun-gi Yang, artista coreano, la portata cosmologica della materia si trasforma sotto la mano dello scultore. Esplorato in varie forme, si confronta con il nostro sguardo per assumere un nuovo significato. Plasmato a forma di borse, levigato e inciso come un gioiello, si trasforma in oggetto di costruzione identitaria. Per lui la borsa, e più precisamente la borsetta, permette a chi la possiede di costruire un'immagine che lo aiuti ad esprimere la propria identità, sia attraverso ciò che contiene che attraverso il suo aspetto esteriore.
Attraverso questo lavoro attorno alla borsa, Mun-gi Yang può mettere in discussione sia il nostro rapporto con la cultura (borse incise con caratteri coreani) sia con il lusso, come per la sua serie di lavori in cui i loghi dei grandi marchi (Louis Vuitton, Chanel...) diventano simboli, veri e propri personaggi linguistici internazionali la cui visione semplice ci immerge in un mondo fantastico.
A Mun-gi Yang piace anche mettere in discussione la storia e il nostro rapporto con il tempo. Dalla borsa di lusso incisa nella pietra alla borsa preistorica, dona un tocco eterno al posto dell'uomo nel tempo. Moderno o antico, rustico o cesellato, il lavoro di Mun-gi Yang affascina tanto quanto sorprende.
La sua opera “Chic Rocks” incarna perfettamente questo rapporto con il tempo in un cenno umoristico al rapporto tra uomo e oggetto.
Pietra, corda e legno, tre materiali tanto naturali quanto essenziali per l'evoluzione della condizione umana, vengono qui trasformati in una borsa, un vero e proprio fagotto dove si concentra il sentimento di appartenenza e di esistenza di ognuno. Il legame primitivo con la natura e la forma “preistorica” dell'oggetto vengono però interrotti dai motivi incisi sulla sua superficie. Stampati come sigilli, questi stemmi lirici, simboli di un'estetica consumistica divenuta universale, ci immergono nel mondo dello chic e della moda.
Pubblicando quest'opera in 120 copie, Mun-gi Yang mette quindi in discussione non solo l'oggetto ma anche il lusso. Da possedere o condividere, tanto immutabile quanto fragile, quest'opera stimola il nostro sguardo e la nostra immaginazione, così Chic..., così Rock.
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