Eric Lalmand

Diplomato all'ICADI, una delle due scuole di fotografia di Liegi, cerca lavoro e trova lavoro come assistente di laboratorio fotografico. È lo sviluppo della forfora. Nei fine settimana racconta personalmente gli eventi di sport motoristici, il suo hobby, di cui abbonda il Belgio.

Costruisce un libro con le sue foto migliori e lo mostra a diverse agenzie per essere assunto. Ha saputo che si era liberato un posto presso Reporters, la grande agenzia belga di fotografia sportiva, fondata e diretta da Alain Schroeder, il maestro, che rappresento da tempo.

Alain gli dice subito: “Lavori piuttosto bene, ma se vuoi esistere nella fotografia sportiva, in particolare in Belgio, dovrai dedicarti al calcio e al ciclismo. Se non sei bravo in entrambi gli sport, sei inutile”.

Reporter di allora, si trattava di un piccolo gruppo di fotografi di grande successo, tutti i membri dello staff devono essere capaci di fare tutto ed eccellere in questi due sport, i due più importanti per il mercato belga e francese, quelli dove l'agenzia fa la sua figure.

Allora Alain gli ha detto: “Questo fine settimana, scegli una partita, anche una piccola partita vicino a te, e lavora. Ci vediamo lunedì."

Eric ci prova, emozionato come un giovane labrador, l'opportunità di unirsi a Reporters, è emozionante almeno quanto la prospettiva di una cena faccia a faccia con Sharon Stone.

Fa 4 “rotoli” di diapositive e torna lunedì mattina, mignolo sulla cucitura dei pantaloni, in attesa del verdetto.

All'epoca il montaggio (selezione) avveniva sul tavolo luminoso, da Reporters come ovunque.

Abbiamo guardato ogni immagine nel conteggio dei thread e abbiamo messo a sinistra quelle che erano buone e sono andate negli archivi, a destra quelle che erano meno buone o per niente buone e sono finite nel cestino.

Verdetto finale, pila a sinistra: 0, pila a destra: tutti. Cioè 4 volte 36 foto.

E Alain, prendendone alcuni dal mucchio di destra, ne parla e commenta:

“Sul serio Eric, ti sei perso anche la foto di squadra, il cielo ne occupa due terzi. Per quanto riguarda le azioni, si attivano presto o troppo tardi, i giocatori sono chiari ma non vediamo mai la palla... Non sappiamo nemmeno che sia calcio! »

Eric torna a casa depresso, sull'orlo dell'abbandono, sul punto di iniziare a tessere la corda con cui metterà fine alle cose. Si dice che non ci riuscirà perché non è tagliato per questo lavoro.

La moglie lo scuote: “Il signor Schroeder è stato ingiusto o sei d'accordo con le sue osservazioni? »

“Ha ragione”, risponde Eric, “ognuna delle sue critiche era pertinente”

"Quindi lo farai di nuovo e farai meglio." »

Dietro ogni grande uomo c'è una donna, recita l'adagio attribuito a Talleyrand.

Eric sa di non essere stato bravo. È cresciuto divorando i libri di Gérard Vandystadt, una bella foto sportiva, sa com'è fatta.

Torna indietro e fa meglio. La volta successiva ancora meglio e così gli tornò in mente il posto vacante a Reporters.

È il 1989.

E oggi quell'uomo ti guarda dall'alto della sua carriera, con sette Olimpiadi e quasi altrettanti Mondiali di calcio. Ha fatto il Tour, il Grand Prix, i Grand Slam di tennis... Tutto ciò che conta insomma.

Ha rallentato un po', i lunghi viaggi gli stanno mettendo a dura prova. Continua a fotografare e si dedica maggiormente al montaggio per l'agenzia Belga.

È lui che, quando un fotografo torna a casa da un reportage, gli chiede di mettersi accanto a lui davanti allo schermo e gli dice: "Sei stato bravo" o talvolta "ma dov'eri?" ".

È diventato il giudice, colui che decide: “destra o sinistra”.