
Galerie Thomas Bernard
Christmas List
Da 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2020
Un programma comico-tragico, un dipinto di derisione, l'opera di Vincent Gicquel è l'opera di un comico che lascia apparire o indovinare tutto ciò che è ridicolo e orribilmente banale nell'esistenza umana. In questi dipinti l'uomo diventa allora l'unico soggetto, l'unica vestigia accampata in mezzo a un mondo dove tutto sembra essere scomparso. Non c'è paesaggio, né scenario, niente a cui possiamo aggrapparci.
In questo universo privo di illusioni, l'uomo lavora a modo suo, in una solitudine implacabile, nell'indifferenza generale dove gli occhi non si incontrano mai. Si aggrappa a quella che sembra essere diventata l'unica ragione della sua esistenza: ciò che sta facendo. L'aspetto meccanico dei suoi gesti, la sua pantomima senza senso rendono insignificante tutto ciò che lo circonda. In breve, poiché non esiste un mondo di cui possiamo produrre un'immagine, né alcuna certezza a cui possiamo aderire, la pittura deve rinunciare a qualsiasi ambizione descrittiva.
La pittura di Vincent Gicquel risulta dalla scoperta del gli aspetti contraddittori dei fatti, gli aspetti paradossali di ogni nostra azione. Per lui la nostra esistenza è fatta della sostanza più impalpabile che ci sia, quella delle domande che restano senza risposta. Ciò che qui ci destabilizza è il desiderio di capire. Di fronte a questi dipinti c'è una sola via d'uscita: accettare la sensazione che tutto ci sfugga di mano, che la nostra ricerca di senso sia irrimediabilmente vana. Non importa perché questi personaggi sono in difficoltà, non importa perché sono agitati, e non importa cosa fanno: l'importante è che facciano qualcosa. L'importante è lo sforzo che l'uomo fa per sopravvivere.
L'umorismo allora diventa essenziale, la risata: salvare. Una delle chiavi per affrontare quest’opera risiede nella sua struttura comico-tragica. La risata di Vincent Gicquel è una rivolta dello spirito contro l'assurdo. Una risata nata da una concezione della vita “sub speciae ironiae”, derivante dalla consapevolezza della condizione umana. Tutto è solo intrattenimento, una distrazione dalla morte. Ciascuno di questi dipinti costituisce il punto di incidenza di una riflessione; lo specchio fedele della realtà in cui l'uomo arriva a riflettersi.
“L'unico soggetto possibile sono io, è il mio rapporto con il mondo. Non c'è niente nella mia pittura che non sia legato al pittore che sono, niente che non sia direttamente legato al processo stesso di creazione. Ogni dipinto serve a tenere un discorso sull'unico argomento a cui può essere associato: l'atto di dipingere. Tutti i miei personaggi sono impegnati in compiti indefinibili, mobilitati nell'esercizio di un'attività che sembra essere la ragione stessa della loro esistenza. Giorno dopo giorno ripetono instancabilmente gli stessi gesti con assiduità e determinazione e sembrano essere gli unici a sapere davvero quello che stanno facendo. Non c'è a di enigmatico, a da risolvere, a da comprendere.
Mi sforzo solo di evidenziare l'assurdità di ogni atto e insisto, tela dopo tela, sulla loro indispensabilità. Il significato sfuggirà sempre ai suoi persecutori e ogni tentativo di spiegazione sarà destinato al fallimento. Solo una certa dose di umorismo o una vera passione per l'assurdo possono aiutarci ad apprezzare la mia pittura e il mondo in cui viviamo. Niente è mai veramente cambiato e niente lo farà mai. La mia prospettiva e il lavoro a cui sono legato mi permettono solo di cambiare un po’ le cose. Le persone si faranno le domande che vogliono. Sulla propria condizione, sul proprio posto nell'universo, sulle proprie certezze, sulla morte e sull'importanza dell'umorismo. Perché se davvero non c'è niente da capire a questo mondo, ci sono però tante cose da ridere. »
- Vincent Gicquel
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