Jean-Paul Cleren
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Jean-Paul Cleren

Francia • 1940

Biografia

Frutto di un'imperativa necessità costituzionale, l'attività creativa di Jean-Paul Cleren non è mai gratuita o pura fantasia. L'artista, che gli piaccia o no, attribuisce sempre un significato al suo lavoro ed è essenziale andare oltre l'apparenza per analizzare questo significato perché è oltre l'apparenza che cominciamo a mettere in discussione noi stessi e gli altri. Ed è proprio questa messa in discussione dell'essenza metafisica la principale virtù dell'arte di Jean-Paul Cleren. Come tutte le opere d'arte veramente ispirate, i dipinti di Jean-Paul Cleren “ti danno da vedere”. Si aspettano sempre una partecipazione effettiva da parte di chi li guarda, senza mai imporre una sola interpretazione ma suggerendole tutte. Baudelaire notava che: “è proprio delle opere veramente artistiche essere una fonte inesauribile di suggestioni. » Amiamo questo dipinto che richiede la nostra partecipazione esaustiva e il piacere che questa partecipazione offre. Amiamo anche la pittura di Jean-Paul Cleren per la sua eleganza, eleganza intesa come atteggiamento mentale che tende a trasformare la realtà in un estetismo delle convenzioni richiamando l'ideale dei manieristi che, a caso, dalle diverse epoche della pittura e dalle loro diverse tecniche, seppero rimanere fedeli a questo rifiuto del realismo che permette loro di trattare i soggetti più equivoci, anche i più scabrosi, senza mai cadere nel sensualismo o nella volgarità. La perfezione perlacea di queste donne impassibili ci trattiene, ci rassicura. Lo crediamo sereno, abbiamo l'impressione di riconoscerlo, ci fidiamo, lo contempliamo senza sospetto. C'è la trappola, lo specchio dell'allodola: presto saremo i giocattoli di questa pacifica apparenza, non c'è acqua peggiore dell'acqua addormentata e capiremo a nostre spese che questa bellezza dall'aspetto rassicurante non ha interferito nella nostra tranquillità solo per meglio sconfiggerlo, devastarlo. Non si può qui parlare, malgrado i numerosi incontri che abbiamo avuto nel corso di questo breve studio, di affiliare Jean-Paul Cleren ad alcuna scuola. Tutti questi incontri sono soggettivi, fortuiti e l'estetica del pittore così come le sue parole sono sue. Per questo motivo non tenteremo nemmeno di definire chi siano stati i suoi maestri spirituali perché nonostante la possibilità che gli fu data di potersi avvicinare giovanissimo alle celebrità letterarie e artistiche della Francia degli anni Sessanta, Jean Cocteau, Marie-Laure de Noailles, Dalì, Marx Ernest, e per quanto aperto al contributo culturale e ai consigli illuminati di questa élite intellettuale, Jean-Paul Cleren non ha mai subito veramente l'influenza di nessuno e deve essere presentato come un autodidatta. Certo, ha frequentato a lungo le accademie di pittura e basterebbe, all'occorrenza, a dimostrarlo la notevole sicurezza della sua tecnica, ma quello che è, soprattutto, è un esemplare di quella razza di "gladiatori" di cui parlava Flaubert a proposito artisti, perché lottano sempre contro le mode e gli accademismi qualunque essi siano. Come ogni vero creatore, è soprattutto contro se stesso che il pittore deve lottare, lottare, se non ritrovasse se stesso, nel senso esistenziale del termine, e noi siamo gli spettatori stupiti di questa lotta che Ingres esalta: “è solo lottando si acquisisce qualcosa e, nell'arte, la lotta è lo sforzo che ci diamo. Ciò che sappiamo, dobbiamo saperlo con la spada in mano”. Jean Pierre Vaguer
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