
Biografia
Bjarne Melgaard è un artista norvegese attualmente residente a New York. Creando dipinti, sculture e installazioni sensoriali, esplora l'angoscia psicologica e le sottoculture che infrangono i tabù. Sempre in ascolto della sua mente, le opere di Melgaard spaziano da una Pantera Rosa alta 3,6 metri che fuma una pipa di metanfetamina a una casa delle bambole distopica piena di statuette fatte a mano che si drogano, fanno sesso e contemplano il suicidio.
Nato a Sydney nel 1967 da genitori norvegesi e cresciuto a Oslo, Melgaard ha studiato alla Rijksakademie di Amsterdam e all'Accademia di Belle Arti di Oslo, per poi frequentare la Jan van Eyck Academy di Maastricht dal 1992 al 1993. Ha rappresentato il suo paese alla Biennale di Venezia del 2011 con la mostra Beyond Death: Viral Discontents and Contemporary Notions about Aids.
Melgaard ha iniziato la sua carriera a metà degli anni Novanta con uno stile neoespressionista frenetico. Il suo approccio alla tela intenso, quasi abbagliante, si unisce a una padronanza totale della linea, dove pennellate e schizzi di vernice costituiscono la base di una narrazione esplicita e talvolta offensiva.
La sua arte affronta gli aspetti più oscuri dell'umanità, come l'autodistruzione, la sessualità deviata e le bizzarre credenze religiose, traendo spesso ispirazione da sottoculture provocatorie come il sadomasochismo e l'heavy metal. Offre uno scorcio di mondi paralleli che coesistono con il mondo normale. Attraverso il suo lavoro, Bjarne affronta, esplora e spinge oltre i confini dell'accettazione sociale. Ciò che distingue Melgaard è che il suo lavoro non si basa su proporzioni, costi di produzione elevati, simbolismo ostentato, geroglifici hipster o sessualità post-adolescenziale.
L'opera più famosa di Melgaard, Chair, creata nel 2013, è un'appropriazione di un'opera simile del 1969 di Allen Jones, che raffigurava una donna bianca. Già allora, la cosa suscitò polemiche: le femministe la attaccarono e la degradarono, considerandola un simbolo della repressione patriarcale. A differenza di quella di Jones, la scultura in polivinile di Melgaard raffigura una donna nera contorta. L'opera d'arte ha suscitato polemiche quando è apparsa su un sito web di moda, e sul cuscino era seduta la proprietaria della rivista, Dasha Zhukova. Dopo un'immediata reazione e forti accuse di razzismo, la foto è stata rimossa.
Le sue mostre sono installazioni dense, popolate di dipinti, sculture, ready-made, fotografie e contributi di amici che lavorano nel campo dell'arte, del design o della letteratura. Nel corso della sua carriera, Melgaard ha realizzato più di quarantacinque mostre personali nelle più importanti gallerie di tutto il mondo. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre collettive e fiere d'arte internazionali. È anche curatore e collaboratore abituale, ha scritto più di una dozzina di romanzi e prodotto sette film.
Nel corso degli anni, le sue opere sono state inserite nelle collezioni permanenti dei più importanti musei internazionali: il Museum of Modern Art (MoMA) di New York, il MOCA di Los Angeles, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Musée d'Art Moderne et Contemporain di Strasburgo e il Moderna Museet di Stoccolma, per citarne alcuni.
Bjarne ha tenuto la sua prima mostra personale nel 2000. La mostra, tenutasi a New York, presentava sculture di scimmie impegnate in atti sessuali espliciti, suscitando grande scalpore. Noto per le sue performance insolite, nel 2012 ha esposto due cuccioli di tigre vivi in gabbia nella sua mostra alla galleria Ramiken Crucible nel Lower East Side. Da allora, l'artista ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, tra cui la Biennale di Venezia nel 2011, la Biennale di Lione nel 2013 e, più recentemente, la Whitney Biennial nel 2014.
Organizzata nel 2013, "Ignorant Transparencies" è una delle mostre personali più importanti di Melgaard. La mostra comprendeva dipinti, disegni, film, testi e sculture e si svolgeva in tre spazi distinti, ognuno dei quali raccontava una storia diversa.
Al centro della prima galleria si trova una raffigurazione alta 3,6 metri della Pantera Rosa, che indossa un cilindro e fuma metanfetamina, ricoperta qua e là da uno spesso strato di vernice. L'alter ego di Melgaard, la Pantera Rosa, appare in varie forme e dimensioni, sia come predatore che come diavolo. Inoltre, un murale su una parete mostra l'immagine sfocata di una donna che si avvicina, con grandi lettere bianche che recitano "A volte sei un mostro".
La seconda sala buia, arredata con divani e tappeti tigrati, evoca la sala d'attesa di un hotel dedicato ai fumetti horror, con i personaggi della Pantera Rosa seduti in costumi fantasiosi e che tengono in mano tascabili di libri e testi filosofici. La terza sala presenta vignette espressioniste e ingrandimenti di fotografie pornografiche gay su striscioni in poliestere.
Per la Whitney Biennial del 2014, ha creato un soggiorno delle dimensioni di una stanza, popolato di bambole del sesso e arredato con divani accanto a sculture di volti squilibrati, creando un'atmosfera carica di sesso, violenza e rovina sociale. Con la sua installazione, Melgaard intende comunicare gli effetti di quello che alcuni scienziati chiamano Antropocene, una nuova era geologica creata dall'attività umana, in particolare dal riscaldamento globale.
Sostiene che la nostra psiche collettiva è stata abusata e danneggiata, insieme all'ambiente, portando al sadismo e a un totale disprezzo per l'umanità. Sul muro vengono proiettati video e immagini che Melgaard ha preso dal "Deep Web": filmati da incubo tratti dalla vita reale, comportamenti settari, atti di tortura, attacchi genocidi, scene di suicidi di massa, guerra e terrorismo. Nel complesso, l'installazione riflette il flusso di immagini distopiche che solitamente scegliamo di ignorare, costringendoci a confrontarci con quelli che Melgaard percepisce come i sintomi del declino della civiltà.