Al culmine della maestria artistica, l'imprecisione a livello dell'opera si traduce in perfezione a livello dell'occhio. Come paesaggista, la predilezione di Alejandro Quincoces per l'impuro e l'indimostrabile lo avvicina più alla poetica di Kiefer che alla precisione di Antonio Lopez. Probabilmente sono pochi i pittori di vedute urbane che danno tanto protagonismo alle linee e ai contorni quanto Quincoces: le sue prospettive sono sempre rigorose ma simili a Turner nell'esecuzione dell'opera.
La sua padronanza delle texture si traduce per definizione in profondità, e i cambiamenti della sua tavolozza in alcuni punti strategici della composizione gli permettono di illuminare facciate, tracciare il percorso dei viali e attivare allarmi. L'illusione dell'urbano prolifera a tal punto davanti ai nostri occhi che dimentichiamo che la prospettiva che ci viene offerta non è in realtà possibile. Non ci accorgiamo che nell'ora d'oro della pittura tutto è materia e astrazione.
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