Dopo due bellissime mostre realizzate con la Openspace Gallery nel 2016 e nel 2019 (“Everyday Life Circus”, poi “Ellipses”), siamo felici di accogliere Levalet per una nuova mostra ricca di promesse e novità. Infatti, è in un contesto molto particolare – quello della salute del 2020 e del suo primo severo confinamento – che Levalet ha fatto un passo indietro per andare verso nuove esplorazioni tecniche. “Concrete Jungle” presenta 25 nuove opere accompagnate da 15 disegni.
Oggi molti di noi condividono la stessa consapevolezza globale riguardo al nostro modo di abitare il mondo e di convivere. L’urbanizzazione ha mostrato i suoi limiti, in questa assurda opposizione della solitudine dell’uomo confinato, di fronte alla densità della popolazione urbana. Allo stesso modo, cerchiamo di reintrodurre la natura nelle nostre vite, ma la concretizzazione è sempre maggiore... Lo illustra il titolo ossimorico della mostra, Concrete Jungle, scelto da Levalet. È proprio questa ricerca permanente di equilibrio che è in questione qui.
Per rispondere a ciò, Levalet ha voluto quindi uscire dalla sua zona di comfort attraverso nuove sperimentazioni tecniche che interagiscono con la sua consueta ricerca semantica. Sebbene, ricordiamolo, Levalet provenga dal teatro e dal video, ha riscoperto la pittura, un mezzo che non aveva mai esplorato completamente. Paradossalmente attratto dal suo carattere accademico, traeva piacere dal servire la materia. Dal punto di vista tecnico si spinge anche oltre, aggiungendo talvolta un altro mezzo: il cemento. È allora nella cavità o nel volume che si rivela questo materiale simbolico per eccellenza dell'urbano, illuminando così questa riflessione sugli esseri umani che cercano il loro posto tra città e natura. Levalet non solo non manca di idee né di creatività, ma, con il pretesto dell'umorismo, ci costringe ad affrontare alcune realtà sociali inquietanti e a interrogarci.
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