"La galleria Lise Cormery di Parigi espone diciannove “Ritratti di parigini” di Michaelis che vanno dalla sua prima mostra di punta dal 1958 al 1981. La sua prima mostra nel 1958 a Parigi aveva suscitato critiche favorevoli e entusiastiche da parte della stampa e dei critici d'arte parigini che elogiò la qualità della sua pittura, poiché la sua opera era sorprendente e l'artista disarmante. Era, però, nipote di un cancelliere tedesco, il che non era favorevole in quest'epoca travagliata del dopoguerra, in una Parigi ancora segnata il conflitto Nel 1958, "ARTS" dice di Michaelis che è "affascinato dall'isolamento degli esseri nella folla". L'umorismo non perde i suoi diritti". Il giornale "Combat", con firme prestigiose, Camus, Aron, Gide, lo fotografa al centro dei suoi dipinti a terra tra cui "Il parigino dalle ciglia finte" e descrive così lo spirito del suo lavoro “un sogno a volte amaro, a volte caricaturale e pieno di tenerezza. » Per “Hors-Côte”, “Michaelis osserva con occhio tagliente l'umanità, il mondo in cui ci divertiamo”.
Il ritratto del 1958, “Il parigino dalle ciglia finte”, fotografato mentre Michaelis siede al centro dei suoi quadri, è uno di quelli in cui, secondo il quotidiano “Combat”, Michaelis utilizza “tutte le risorse del manifesto di Bonnard o di Lautrec, egli fa emergere in primo piano volti ambigui affogati in immensi spazi terreni. È lo stesso per “La Spia”, con la sua testa irsuta persa in un ampio spazio brunastro, senza dubbio un autoritratto dell’artista, che osserva e spia, e come aggiunge il critico d’arte di “Combat”, è “un dipinto della morale e della società, anche se il mondo è ridicolo…”.
Quanto a “The Bus in Paris” prefigura la Street Art dei nostri giorni, dipinta, come faceva Toulouse-Lautrec su poveri supporti, proprio come il magnifico e grande enigmatico ritratto di Michaelis tra astrazione e figurazione, “Parent Child”, dipinto in 1959 su una tela primitiva montata su un legno grezzo improvvisato che le conferisce un aspetto nostalgico e quasi mitico.
La sua serie di dipinti degli anni '60 si rivela sempre incisiva, con i suoi dipinti di donne parigine sempre sottili e un po' caricaturali, tratteggia le civette, le socialite. “Les confidents des Parisiennes” del 1962 è mobile, come su uno splendido sfondo verde ondeggia una squisita silhouette vista di spalle, e dove succulente bocche rosso bacio, in primo piano, ci invitano alla confidenza nell’incavo dell’orecchio, al giochi di potere eleganti, ma che immaginiamo siano così cattivi.
Quanto al “Cantante dell'Opera di Parigi” e al “Pianista dell'Opera di Parigi”, la loro composizione del 1964 ci invita allo slancio della musica.
Per la sua opera del 1963 “Il bacio” o “Gli amanti della Torre Eiffel, nella notte”, il suo trattamento è unico e il titolo è un indizio affinché l'occhio dell'amante dell'arte possa capire cosa sta succedendo in questo dipinto .
Con “L'uomo dal berretto verde” dipinto nel 1966, la sua composizione innovativa prefigura l'arte vivente del 21° secolo richiede anche una doppia prospettiva per cogliere questo ritratto, trattato come un'astrazione; Lo stesso vale per “L’uomo dal mantello nero tra la folla” del 1966.
Quanto a “La portinaia alla finestra” del 1966, Michaelis, non senza umorismo, ci fa riferimento a queste arpie che spiavano tutti nei palazzi popolari parigini, le regine del gossip dell'epoca, nessuna poteva sfuggire alle sue battute e guardarsi dal uno che non poteva pagare l'affitto.
Il suo ritratto di una giovane coppia in “Paris Dancing” del 1967 è un olio su tela quasi ingenuo, pur rispettando il suo stile e “La Promenade, Walking” del 1968 rimane nello spirito della sua serie “Paris Orange”. ”, “Parigi Bianca”. Ma contrastano decisamente con “La Monaca” dipinta nel 1969. Pittura oggi un po’ incongrua di questi passanti con la sagoma allora familiare allora di queste suore in abito che si potevano vedere vagare liberamente per le strade di Parigi negli anni Sessanta, ma che non è più così. In un Paese ormai risolutamente ideologicamente anticlericale, preti e suore, per paura di sguardi di disapprovazione, devono mimetizzarsi nella massa delle costosissime ed energivore tute di jeans del “Grande Fratello”.
Negli anni '70 Michaelis continua la sua osservazione e i suoi ritratti dei parigini, notiamo un cambiamento ancora più radicale nei costumi di abbigliamento con gruppi colorati molto contemporanei alla Street Art odierna, "Folla a Parigi e le sue Banlieue" del 1975, o "Parisiani su una verde background”, del 1978, dipinto su carta verde che funge sia da supporto che da sfondo.
Ma nonostante ciò vuole ancora dipingere le sue belle Parisiennes, queste “Madame Tout Monde” che furono ammirate in passato, e che tuttavia, timidamente, gareggiano ancora in eleganza, anche per mancanza di mezzi e questo è nel 1974 “ Parisienne à la toque ", 1980 "Parisienne alla finestra", 1981 "La donna elegante al mercato", anche se presto comincia la fine, e la dittatura del politicamente corretto uniforme che costa cara ai poveri che tuttavia vi si abbeverano arricchendo le multinazionali del nome di "The Brand", la nuova effimera dittatura sociale del momento."
Lise Cormery “L'arte della scuola parigina del dopoguerra” Edizioni Michelangelo, Parigi.
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