Tino Stefanoni, classe 1937, è uno dei protagonisti della storia dell'arte italiana del dopoguerra.
Nel 1968 tiene la sua prima mostra personale presso la storica Galleria Apollinaire di Milano con un saggio introduttivo di Pierre Restany. Da allora le sue opere sono state esposte in numerose gallerie, musei e spazi pubblici nazionali e internazionali.
Il lavoro di Tino Stefanoni, pur non appartenendo strettamente all'arte concettuale, si è infatti sempre sviluppato nello stesso ambito di ricerca.
Ha sempre guardato al mondo delle cose e degli oggetti quotidiani, proponendoli nella loro più disarmante evidenza, come tavole di un alfabeto visivo o pagine di un libretto di istruzioni dove le immagini sostituiscono le parole.
In molti dipinti ricorrono tutti gli elementi di un suggestivo paesaggio romantico, la notte, l'alberello, il muro di una casa solitaria, ma tutto è portato all'estremo da ottenere l'effetto opposto a quello dell'emozione romantica: l'apparenza delle cose è fatta sedimentare, con un distacco sottilmente velato di ironia.
Il disincanto incantato, La pittura come oggetto, Lo stato dei fatti, L'ironia oggettiva, L'illusione svelata, Gli amori platonici, L'emoticon, La metafisica del quotidiano, La poesia dell'ironia e così sia, La concettualità magica, L'enigma dell'ovvio, La pittura della mente, sono alcuni titoli significativi di testi scritti sulla sua opera.
Tra il 1976 e il 1983, utilizzando una lente di ingrandimento, ha creato una serie di dipinti e opere litografiche come pagine di un diario dove le immagini sostituiscono le parole. Li ha chiamati elenchi: "Elenco di cose 1,2,3 ...".
Per Stefanoni la pittura è un mezzo e non un fine, e lo stesso vale per gli oggetti della sua figurazione: sono strumenti di ricerca, non il fine della ricerca stessa; ogni opera è un punto di arrivo del lavoro dell'artista ed è allo stesso tempo un punto di partenza per la riflessione.
"Solo un poeta autentico riesce a raggiungere – con un tratto minimalista e una tavolozza altrettanto essenziale – una intensità visiva così liricamente pregnante. Ho incontrato Tino più di 40 anni fa, queste due qualità prevalgono tuttora nel suo lavoro."
Arturo Schwarz - Stefanoni. Catalogo ragionato delle opere, 2017
Dal 1984 in poi Stefanoni realizza i Senza titolo; i paesaggi e le nature morte, che da quel momento costituiranno la sua opera, hanno la distanza metafisica dalla realtà di tutte le altre sue opere.
Non vogliono spiegare, ma rappresentare uno stato di cose.
Nello stesso periodo l'artista, con metodo analitico, prosegue la sua ricerca utilizzando tecniche grafiche tra cui la serigrafia.
In un'intervista dichiara che la sua pittura è colorata, non dipinta: non c'è pittoricità o atmosfera in essa, vibrazioni e sottigliezze sono escluse, solo evidenza e brillantezza.
Tino Stefanoni è scomparso a Lecco il 2 dicembre 2017
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