Sylvia Katuszewski è una creatrice “vivente” che vive in compagnia di poeti (ha intrattenuto una corrispondenza in particolare con René Char). Modella nella terra una coorte di icone totemiche, donne sofferenti o dee dolorose, sante scorticate, poetiche e ferite, belle nel dolore.
Donne ferite e superbe, in piedi, donne-bambine, donne-madri di un candore latteo, tenere e dolci, talvolta recanti le stimmate del dolore attraverso uno sguardo grondante di nero o una scarificazione della carne. Donne totemiche, toccanti. Effigi di dolore e bellezza, teneramente modellate, come se fossero incompiute...
Un'arte del paradosso, nata dallo shock della cucina. La prova del fuoco plasma le donne-bambine di Sylvia Katuszewski, proprio come la vita! Icone adorate, reliquie incensate, ricettacolo delle preghiere e dell'adorazione degli uomini, le sculture di Sylvia Katuszewski incarnano tuttavia la sofferenza di donne, madri, bambini perduti o abbandonati, case di maternità abortite. Un'arte del contrasto dove la flessibilità del trattamento riesce a suggerire con forza la durezza del soggetto.
L'esposizione delle opere di Sylvia Katuszewski invita al dialogo tra pastelli a olio su carta e sculture in terracotta smaltata. Se la scultura appare come un'arte ellittica e sobria, il disegno al contrario esplode in colori accesi e sgargianti e occupa l'intero spazio del foglio. Due modi di creare si scontrano così nel cuore della stessa mostra. Due sfaccettature dello stesso artista: esuberante e liberato sulla carta, concentrato e proibito nella terra.
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