L'igname rouge, 2024
Stéphane Foucaud

Ogni estate, durante le vacanze, io e mio fratello venivamo mandati sull'isola di Maré per aiutare la popolazione anziana nei campi. Se non ci fosse il lavoro della terra, qui il tempo non avrebbe alcun controllo. Le nostre giornate erano scandite dalla ricerca di proteine da consumare. Che avventura è stata trovare qualcosa da mangiare! Mi ricordo un giorno in cui giocavamo a calcio e non avevamo mangiato nulla: il nonno, che faceva il portiere, se ne infischiò e fece finta di non vedere la sua dolce metà che lo stava rimproverando tra i pali. Il giorno dopo, nei nostri costumi di Mbappé e Ronaldo, non abbiamo avuto problemi a catturare i cosiddetti polli da competizione della tribù: erano gravemente carenti di addestramento, inseguiti durante tutto l'anno solo dai nostri antenati con i deambulatori.

Le galline sono arrivate giusto in tempo. Il giorno dopo aspettavamo il signor Guizmol, il figlio dell'amico militare del nonno, che era diventato botanico. Le sue discussioni sull'igname viola erano infinite; stava studiandone l'efficacia nella lotta al diabete. Aveva un contratto con una grande azienda farmaceutica e la sua presenza coincideva con il nostro periodo di raccolta. Vestito come un avventuriero, sotto il cappello di "Tintin in Congo", con una giacca dalle molteplici tasche, nessuna delle quali gli permetteva di estrarre il temperino, "Guigui", come lo aveva soprannominato suo fratello, si aggirava tra i cespugli. Cercava piante di "wakokos", patate dolci selvatiche, molte delle quali sono velenose.

Alla fine della cena, il nostro ricercatore tirò fuori lentamente un tubo di cartone dalla sua borsa, che era ancora più piena di tasche dei suoi vestiti. Srotolò le foto di un bambù scolpito dai nostri antenati, esposto al museo etnografico di Ginevra. La reazione del nonno fu immediata: "La patata dolce rossa riemerge dal suo passato!" " sospirò, sorpreso e sopraffatto al tempo stesso. Eppure la storia non era colorata, le linee incise sul tronco marrone della pianta risaltavano grazie alla fuliggine che vi era stata strofinata sopra. Il più grande dei tuberi era il personaggio centrale di questo fumetto arcaico. Osservando il resto della scena, identificammo un gruppo di persone che andavano in esilio su una barca contenente il prezioso yam.

Victor ci raccontò poi di un'altra delle sue missioni: doveva salvare la moglie da morte certa. Abbiamo compreso, nel dialogo tra i due uomini, le preziose virtù di questa radice: bloccava l'invecchiamento cellulare grazie al suo potente antiossidante. All'epoca fu oggetto di grande discordia. Lo stregone immortale che lo consumò, custodendolo gelosamente nella cultura "interna" della sua capanna traforata, fu scacciato dall'arrivo degli evangelisti. Alcuni fedeli seguaci seguirono il "guardiano del tempo" su un'isola che era stata inaccessibile per un secolo e mezzo.

Dopo aver riflettuto un po', e nonostante il dolore del botanico, Papy accettò la missione, non senza essersi munito di amuleti che lo avrebbero protetto dalle forze telluriche che lo stregone aveva sicuramente tratto dall'igname rosso. Insieme a mio fratello, venimmo affumicati come comuni sardine, con un intruglio di foglie protettive preparato dal nostro guaritore. Anche noi facevamo parte del viaggio. L'eccitazione iniziale diminuì man mano che remavamo. Infatti, nostro nonno, volendo creare un effetto sorpresa, aveva lasciato l'elica della canoa al caldo nella capanna. Fu con la paura nello stomaco che ci avvicinammo all'isola dello stregone senza tempo. La vegetazione abbandonata conferiva al paesaggio un'aria particolarmente sinistra. La discrezione doveva essere dimenticata. "L'uomo tascabile", che stava ancora frugando in una tasca, inciampò e atterrò su una conchiglia e, suo malgrado, andò a baciare il cactus. I suoi ululati avrebbero potuto far dubitare dell'assenza di lupi in Nuova Caledonia.

Alla fine di un cammino, ci siamo trovati faccia a faccia con i volti dei nostri antenati: abbiamo riconosciuto, intimoriti, la matrice originaria dei volti delle nostre attuali famiglie. Meno reattivi di noi, gli isolani hanno comunque intuito il motivo della nostra presenza. Del gruppo che se ne andò nel 1840, rimasero alcuni individui innocui, addirittura vegetativi, colpevoli di aver sfidato il cielo. Ci hanno dato tutte le patate dolci, come per liberarsi di un peso. Questi avevano perso il loro colore rosso sangue, descritto dai narratori della tribù. Erano diventati arancioni a causa della composizione del loro terreno, che era diversa da quella dei nostri campi. Victor ci ha spiegato che l'effetto di un antiossidante troppo potente ha causato disturbi neurologici e tumori. Gli esseri umani più resistenti, avendo resistito fino alla mutazione del tubero, hanno poi beneficiato di una vera e propria immortalità, grazie a un contenuto inferiore di astaxantina (il più potente ossidante naturale), quindi non degenerativo. Non c'erano stregoni in giro e il primo consumatore degli effetti contraddittori dell'amido magico avrebbe comunque impiegato duecento anni per morire. Nessuno degli esiliati ci seguì; preferirono rendere la loro anima al Signore, continuando a isolarsi come forma di penitenza.

Una volta a casa, l'uomo con le tasche doveva ancora estrarre il principio attivo dalle radici. Un accordo indissolubile tra lui e il nonno prevedeva che tutte le patate dolci venissero successivamente bruciate. Il vecchio non volle disobbedire alla volontà di Dio.