Belgio
• 1973
Biografia
Laurence Vray è una fotografa belga formatasi all'INRACI di Bruxelles e allo studio Harcourt di Parigi. Laurence Vray ha dedicato la sua prima serie fotografica al "fotoreportage" durante i suoi soggiorni in Marocco, India, Cuba e Nepal. Ogni volta cerca di assorbire l'atmosfera di questi luoghi per esaltarli nelle sue fotografie. Gli abitanti di queste regioni, i loro artigiani, i loro religiosi… diventano gli attori di questa sublimazione. Senza dimenticare il suo paese e la sua regione d'origine, nel 2002 realizza la serie La Glace Passe, che riunisce ritratti di famiglie catturati dal punto di vista di un ghiacciaio in viaggio attraverso i villaggi del Borinage. Queste fotografie in bianco e nero, nella più pura tradizione della street photography, sono un omaggio a una regione a cui l'artista è particolarmente affezionato. Un'altra delle sue grandi influenze risiede anche nella poesia e nella lingua francese. Ha anche realizzato diverse collaborazioni con poeti come Claire Lejeune o Souéloum Diagho. Alcuni di essi sfociano nella pubblicazione di libri d'arte. Al di là di una semplice cattura della realtà, la fotografa intraprende una riflessione sul mondo che la circonda utilizzando il mezzo fotografico per mettere su carta le sue idee. Mette così in discussione la nozione di “tempo”. In quanto tale, segue il viaggio di un'infermiera domiciliare e mette in risalto il rapporto con la vecchiaia. Queste fotografie dalla forza indescrivibile sono un inno all’uomo e alla sua fragilità, ma anche una riflessione sulla solitudine. Estendendo questa riflessione nel tempo, l'artista inizia a giocare con il mezzo fotografico e decide di tornare alle sue origini utilizzando la tecnica stenopeica. La serie Paroles Muettes au Sténopé si trasforma in una sorta di affronto alla temporalità accelerata della macchina fotografica digitale di cui fa anche uso. L'umano viene quindi escluso dalle fotografie che ritornano alla natura silenziosa e immutabile, evocando così l'essenza della fotografia. Un silenzio che continua nella serie The Silent Hours, dove viene reintrodotto il corpo umano, ma dove la natura non rientra nei sogni dei bambini. Queste immagini intrise di riflussi poetici ci fanno sognare e tornare all'infanzia. Attualmente, come un passo indietro nel tempo, un ritorno al primo posto, Laurence Vray lavora sul tema dell'acqua e delle acque madri. Una vera e propria nuotata silenziosa, questa serie ci offre un intermezzo solitario alla scoperta delle risonanze dell'acqua, dei suoi corsi e dei suoi flussi. Il fotografo gioca sulle opposizioni tra presenza e assenza, solitudine e compagnia, femminilità e mascolinità, fragilità e inalterabilità di questo elemento originario. L'attenzione è anche sulle acque madri, dove il tempo non è ancora lineare, dove la luce gioca ancora con le sue ombre tra le pareti uterine, dove la vita è in puro rapporto d'amore... Nel nostro mondo in divenire, in perpetuo movimento, il fotografo cerca di catturare l'evanescente, di congelarlo per rivelarlo meglio.
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