
Biografia
Il mio lavoro è ai confini dell’irrazionale. Dipingo quella che posso riconoscere come una "nuova forma del mondo". Il mio dipinto nasce senza motivo. È un atto che nulla giustifica, a volte come un'emozione fugace, rapida, "lo sguardo che vede veloce", come se ci fosse una minaccia. Esiste qualcosa dietro l'immagine proposta. La morte non è mai lontana. Il tema mi sta a cuore. Devo mettere in discussione la pittura come gancio antropologico. Quando lavoro su opere astratte cerco di testimoniare le coincidenze del laboratorio che devono essere assimilate e organizzate. Devi nutrire la tela affinché il tempo possa fare il suo lavoro.
E se fosse l'opera a fare lo stile?
E se il dipinto facesse l'artista?
Figurativo o astratto, il mio lavoro si trova in un universo tra due.
La pittura come ulteriore organo in cui si scrive la storia contemporanea. Mi avvicino alla pittura senza mai sapere cosa accadrà e diventa un mondo specchio, e in questo specchio ho bisogno di una coscienza infinita per usare la mia intuizione al servizio del mio lavoro. Fornire uno shock emotivo forte e istantaneo. Tutto affonda le sue radici nelle radici della mia vita e del mio destino. È un'arte istintiva da cui devo trarre sofferenza per un'evoluzione interiore. Malraux diceva: “Interrogare il mondo per raggiungerne un altro”. Ecco di cosa si tratta. Ho una curiosità panico verso l'indicibile da cui devo estrarre ritmi, energie, visioni: dipingere con una percezione diretta dei miei stati interiori. Do tutto alla pittura perché mi regala un altro mondo.
Nationalità