Per questa nuova mostra personale, Angélique presenta una serie di maschere in gesso acrilico, intitolate “Prosôpons”, ricavate direttamente dalle confezioni di manufatti apparentemente poco interessanti. Proveniente dal teatro greco, questo termine significa originariamente sia "volto" che "maschera", etimologia che sottolinea l'idea di un volto dove è situato l'organo della vista e l'aspetto esteriore delle cose inanimate.
A differenza delle sue opere in organza che richiedono un grande know-how, queste sculture non hanno richiesto alcun intervento oltre alla realizzazione di uno stampo da parte di Angélique. Questo trasferimento in campo artistico opera una trasmutazione serendipica, trasformando un niente in qualcosa, un oggetto senza qualità in una maschera antropomorfa. I loro organi sproporzionati, geometrici o invertiti stupiscono per la loro connessione ibrida con i feticci dell'arte primitiva e le creazioni androidi delle nuove tecnologie. Sembrano altrettanto carichi di un'incerta funzione simbolica o rituale. Se l'intenzione iniziale dell'artista è quella di mettere in discussione l'estetica dei prodotti da imballaggio, il suo approccio non manca di riecheggiare il ready-made – sotto forma di impronta in questo caso – e lo spirito Dada. Per parafrasare Max Ernst, "Attenzione: una maschera può mascherarne (o smascherarne) un'altra", gli idoli di Angélique offrono molteplici livelli di lettura. Sono una sopravvivenza del carattere magico dell’arte, domande sui nostri modelli di consumo e incertezza sul nostro futuro nell’era della robotizzazione. E molti altri...
La mostra è accompagnata da un catalogo.
Nata nel 1957 (Francia), Angélique è una fotografa e scultrice, che utilizza diversi materiali (polietilene tereftalato, resina acrilica) o l'organza - una sottile trama di cotone - basandosi sul lavoro tradizionale di modellistica, cucito e ricamo. Il suo lavoro è regolarmente esposto nelle istituzioni pubbliche e fa parte di numerose collezioni, come quelle del FRAC Normandie Rouen.
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