Il termine “catastrofe” ci deriva dal greco katastrophê, che può significare anche “inversione” e “fine”. Una catastrofe è un evento improvviso che, sconvolgendo il corso delle cose, porta distruzione, rovina, morte e disperazione. Genera un disturbo, al quale si aggiungono i concetti di repentinità e violenza dell'evento stesso, generando gravi conseguenze per la vita in generale, per l'essere umano in particolare, per l'ambiente e le infrastrutture.
In questo senso, radio, televisioni e giornali sono il riflesso permanente delle tragedie contemporanee, onnipresenti nel panorama mediatico le cui immagini vengono consumate quotidianamente. Gli oggetti intrecciati di Jannick Deslauriers materializzano questo inquietante fenomeno del terrore attraverso le immagini. Descrive la cultura visiva dei disastri attraverso strutture industriali danneggiate.
Frase, Souffle et Linceul riunisce opere recenti di Deslauriers, che fanno appello al nostro rapporto paradossale con gli affreschi architettonici e manifatturieri. Ruotando attorno alla fabbricazione di forme figurative in tessuto, le strutture presentate nello spazio espositivo sono costituite da repliche traslucide e dislocate di oggetti come edifici, vagoni cisterna o automobili. L’importanza di queste infrastrutture e trasporti nella vita moderna e la loro capacità di evocare il sistema capitalista li rendono unici. Sono entrambi fondamentali nel funzionamento della globalizzazione economica, eppure quasi invisibili nella banalità delle loro manifestazioni quotidiane.
La qualità temporale del lavoro di Deslauriers è palpabile. Da un lato, le figure spettrali sembrano essere testimoni silenziose di eventi frenetici, eppure sono congelate nello spazio della galleria, come fotografie d'archivio. I materiali affusolati, invece, portano con sé la memoria degli elementi e del gesto, frutto in particolare di un esperimento performativo che unisce fuoco, neve e tessuto diafano.
L'artista ricama sui temi della memoria, della scomparsa e della distruzione, e ci invita a perforare la superficie igienizzata degli schermi per entrare in dialogo con le strutture ferite. Qui il registro tattile deve essere considerato da vicino. I tessuti ricordano l'epidermide, provocando una relazione corpo a corpo tra l'oggetto e lo spettatore. Contrassegnati entrambi da una prossimità fondamentale e da una estraneità sintetica, la texture degli oggetti rende porosi i limiti tra percezione e immaginazione, attivando una mobilitazione fisica ed emotiva del pubblico. In un gioco tra l'intimità del piccolo formato e la fragilità di fronte al monumentale, le creature industriali di Deslauriers trascendono la soggettività per entrare nel registro dell'immaginario collettivo.
Attraverso il suo lavoro, Jannick Deslauriers prende il polso del mondo e si impegna in un'archeologia del presente, i cui strati si fondono in un'apparizione. Le sue sculture possono essere intese come le uniche tracce ancora visibili di un momento passato, creando un divario tra passato e presente. Con Frase, Respiro e Sindone attraversiamo uno spettro esistenziale: la fragilità di ogni impresa umana, il brivido dell'ultimo respiro e, il transitorio avvolgimento dell'epidermide e della sindone.
- Testo di Léa Lanthier-Pierre
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