"Il mio lavoro è sempre stato guidato da alcune preoccupazioni o ossessioni, che possono essere viste come divise tra il particolare e l'universale. Il particolare, cioè gli aspetti osservabili della realtà, le cose che ci circondano (il paesaggio, la nostra corpi). L’universale, cioè le cose che sono troppo grandi o troppo piccole per essere afferrate (lo spazio, la fisica atomica) – e che necessariamente diventano una sorta di astrazione.
Queste sono le cose a cui penso, sottolineando la relazione tra questi elementi, il luogo in cui si incontrano e interagiscono, piuttosto che la loro separazione. Mi interessa la mia posizione, la posizione di chiunque, in relazione a questi aspetti della realtà esistente... l'atto di osservare nello spazio; consapevolezza visiva e percezione come modo di comprendere l'esistenza, come un filtro.
Tendo ad essere attratto da fenomeni visivi correlati ma contrari, come positivo e negativo, modello e casuale, colore e scala di grigi, piatto e profondità, rappresentazione e immagine astratta. Voglio sempre andare in entrambe le direzioni contemporaneamente e gran parte del mio lavoro consiste nel cercare di trovare modi per integrare questi opposti. Il mio motivo più ricorrente è il cerchio in tutte le sue forme e riferimenti. Atomi, punti, sfere, solidi, nulla, cellule, sé, stelle, eternità, vuoto: è sorprendente ciò che puoi collegare a questa forma."
Le pratiche plastiche e musicali di Rainier Lericolais (nato nel 1970) si fondono nella nozione di memoria registrata: egli prende da numerosi strati culturali gli artefatti e gli altri simboli che compongono le sue opere, siano essi visivi, sonori o spaziali, in cui si combinano riferimenti musicali, cinematografici, visivi e letterari.
Una delle opere in mostra, L'invenzione di Morel, si riferisce all'omonimo racconto dello scrittore argentino Alfonso Bioy Casares che, naufrago, trovò rifugio su un'isola dove ogni giorno si ripeteva instancabilmente, e finì per scoprire che l'opera funziona come un grande record che viene riprodotto quotidianamente.
Questa prima mostra di sculture di Rainier Lericolais in dialogo con i dipinti di Lisa Beck presenta uno degli assi principali del suo lavoro: l'astrazione e la rappresentazione del suono, in particolare attraverso il prisma della questione della registrazione.
Questa nozione si ritrova anche nelle sue opere su carta: fotogrammi, oscillogrammi, scannogrammi (registrazione della luce sotto forma di onde vibratorie), stampe su vinile (Phantoms).
Questa capacità di fissare un momento vissuto su un supporto e la fragilità di quest'ultimo sono temi ossessivi di Rainier Lericolais che gli permettono di riflettere sulle condizioni di emergenza di un oggetto nel tempo che lo conosce.
Leggi di più