Daphné Dejay
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Daphné Dejay

Francia • 1968

Biografia

Daphné Dejay è nata a Parigi nel 1968. A 18 anni ha lavorato nello studio di Henri Cueco a Parigi per poi entrare alla Scuola di Belle Arti di Cergy Pontoise. Lì sviluppò ed esplorò con avidità diverse tecniche: Bernard Marcadet la definì “la macchina per dipingere”.

All'età di 20 anni espone già a Parigi. Nel 1991 vince un premio di pittura a Narbonne. Il suo tema preferito è il corpo femminile. Più la pittura avanza, sfruttando supporti diversi, più l'atto pittorico si affina, il colore scompare, restano la linea, il gesto poi la traccia di un movimento... Il processo creativo diventa un grande interrogativo ed è così che Dopo una residenza alle Belle Arti di Marsiglia, la fotografia gli apparve come un'altra testimonianza del pittorico.

Questa sete di catturare l'inafferrabile di un corpo in movimento, in gestazione, sempre fugace o attraversato dal tempo, la spinge ad andare dietro e davanti all'obiettivo: è infatti attraverso l'autoritratto che tenta di incarnare una morfogenesi del corpo e dell’atto creativo.

La fotografia sarà per dieci anni il mezzo principale del suo lavoro, anche se il disegno resta il paradigma del suo approccio. Il libro “Fleurs Obscures”, edito da Editions Complicité, ripercorre questo decennio di ricerca fotografica. La sua mostra all'Espace Camille Claudel di Charenton le pont presenterà una retrospettiva. In seguito ha vinto un premio fotografico lì.

Poi l'approccio si sposta ancora, dal corpo umano al corpo più ampio della natura, con le sue serie “Earth”, “Dalhia”, “Iris” e, che annuncerà la continuazione della sua esplorazione artistica, la sua serie sugli animali, “Bulls ”.

Nel 2000 avviene in lei e per estensione nel suo lavoro una nuova risonanza: la gravidanza e la nascita di suo figlio la collegano al mondo creativo dell'infanzia. Inizia un nuovo periodo dedicato all'illustrazione e all'espressione per i giovani.

Da quel momento in poi, ha trovato la tavolozza colorata e si è appropriata del mezzo digitale. Le è stato subito chiesto di illustrare diversi libri: “Su una stola il mio seno”, “Chi vuole il mio ciuccio”, “L'album della tenerezza della neo mamma” e “Bestiario”. Presente a diverse fiere, ha vinto il premio di illustrazione alla fiera della gioventù di Eaubonne.

Con il suo bestiario rinnova la sua ricerca sulla questione del corpo e la arricchisce con quella sui nostri legami con gli animali: nei costumi cerimoniali, gli animali di Daphné Dejay costruiscono una mitologia per lei personale. Intorno alla Rana spiccano alcune figure, quella del Coniglio – con la nascita dell'installazione “Jean Gens” in omaggio a Jean de la Fontaine – e del Rinoceronte.

Ben presto, i pezzi in resina permisero di esplorare la scultura - che aveva già affrontato con la serie "Nini's" (in omaggio a Niki de Saint Phalle) - allestita con giochi di riflessioni mantenendo a cuore la questione dell'immagine: ogni creazione posta su uno specchio riflette gli sguardi e le tracce, diffrangendo i corpi. Lo spettatore guarda l'opera che lo sta guardando e questo caleidoscopio che credeva silenzioso diventa un canto poetico che invita tutti a riconoscere il ruolo dell'arte come forza vitale e mediazione tra l'uomo e il mondo.

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